Nuovi dettagli sulla sentenza di assoluzione di Alex Pompa
Alex Pompa e la sua famiglia vivevano un clima di terrore da anni. Clima che giustificherebbe il suo gesto d'impeto nell'uccidere il padre
In molti ricorderanno il fatto di cronaca di aprile del 2020, che ha visto coinvolto Alex Pompa e la sua famiglia. Il ragazzo, che all’epoca aveva solo 18 anni, aveva ucciso il padre per difendere se stesso e la madre dalla folle gelosia dell’uomo. Oggi sono emersi dettagli riguardo alla sentenza della Corte di Assise di Torino, che aveva assolto il ragazzo nel 2021.
Anni e anni di violenza fisica e verbale, culminati in un episodio di esasperazione. Si potrebbe riassumere così la vicenda legata ad Alex Pompa.
I fatti risalgono al 30 aprile del 2020, in pieno lock down. Giuseppe Pompa, operaio di 52 anni, aveva seguito sua moglie spiandola mentre era al lavoro. Vedendo un’interazione della donna con un collega, l’uomo si è ingelosito al punto di aspettare sua moglie a casa con tutta l’intenzione di scatenare l’ennesima lite.
Una lite che somigliava tanto alle mille altre accadute negli anni precedenti, che come unica costante avevano avuto la folle gelosia di un uomo ossessionato e violento nei confronti della sua famiglia.
Dopo le urla, l’uomo si stava dirigendo in cucina per prendere dei coltelli con i quali avrebbe poi voluto uccidere la moglie e i due figli. Alex, costretto a subire tutto quello da anni, non ce l’ha fatta più. È corso in cucina anche lui, ha preso un coltello ed ha ucciso suo padre con oltre 30 coltellate.
Alex Pompa ha agito per difendere la madre
Dopo tre gradi di processo, nei quali l’accusa aveva chiesto per Alex Pompa una pena di 14 anni di reclusione, la Corte di Assise di Torino aveva assolto completamento il ragazzo perché, a detta del Giudice, il fatto non sussisteva.
Oggi, quasi due anni dall’episodio, sono emersi nuovi dettagli proprio su quella sentenza.
L’azione di Alex, secondo i giudici della Corte, è stata d’impeto e dettata dall’assoluto bisogno di difendere sua madre.
Inoltre, si legge nei dettagli della sentenza, Alex veniva da un periodo di lockdown forzato, causato dalla pandemia, che gli aveva evitato di potersi allontanare dall’ambiente malato familiare e gli aveva aumentato lo stato di ansia e paura. Ansia che il Tribunale ha definito “più che giustificata”.