Omicidio Alessandra Matteuzzi: le 9 pagine dell’ordinanza per la convalida del fermo
Padovani ossessionato da Alessandra Matteuzzi e incapace di controllare i suoi impulsi aggressivi: l'ordinanza per la convalida del fermo
Omicidio Alessandra Matteuzzi, il Gip ha descritto il profilo dell’assassino sull’ordinanza. Giovanni Padovani era ossessionato dalla sua ex, il suo comportamento era il “frutto di incontenibile desiderio di manipolazione e controllo, tradottosi nella progressiva privazione di margini di libertà”.
L’assassino controllava in maniera ossessiva la sua ex compagna, sia nella vita reale, presentandosi senza avviso nei luoghi che frequentava e nella sua abitazione, sia nella vita social. Il calciatore 27enne era entrato in possesso delle password degli account social di Alessandra Matteuzzi.
Nelle 9 pagine di ordinanza per la convalida del fermo si legge:
“Pretendeva che gli mandasse un video ogni dieci minuti, in cui comparissero l’ora e il luogo in cui si trovava, facendo scenate in caso di violazione di tali prescrizioni. Gli aveva perfino carpito le password di posta elettronica e di messaggistica per controllarne le conversazioni con terzi”.
Il magistrato ha parlato anche di mancato controllo delle pulsioni aggressive di Giovanni Padovani. L’uomo aveva paura che la donna potesse iniziare un’altra relazione, aveva dichiarato alle autorità che “sospettava un tradimento”, ma davanti al Gip si è avvalso della facoltà di non rispondere. Si è presentato in tenuta sportiva, pantaloncini corti di colore acceso e t-shirt.
Alessandra Matteuzzi attirata con una trappola
Aveva perfino, nei giorni precedenti, architettato una trappola. Le aveva staccato la corrente, così Alessandra era stata costretta a recarsi ai contatori, ritrovandosi davanti il suo ex.
“Nel tempo aveva consumato vessazioni ai danni della donna, come tagliargli le gomme o mettere lo zucchero nel serbatoio.
“I due trascorrono insieme un intero pomeriggio e lui chiede spiegazioni sulla denuncia”.
La sorella della vittima ha raccontato che Alessandra era stata evasiva e lui aveva preteso un giuramento sulla tomba del padre.
Dopo quel giorno, la donna ha smesso di rispondere al telefono e così Padovani è tornato a Bologna con un martello. Ha raccontato che lo aveva portato con se non per premeditazione di un omicidio, ma per difendersi dal compagno della sorella, con il quale aveva già avuto un diverbio.
L’autopsia effettuata dal medico legale, ha stabilito che la causa della morte è riconducibile all’emorragia, conseguente allo sfondamento del cranio. Padovani ha picchiato a manu nude, con calci e pugni, la sua ex. Poi, l’ha colpita alla testa con il martello e con una panchina in ferro battuto, che si trovava sotto il palazzo.