Omicidio di Gabriel Feroleto: ridotta la pena alla madre, lasciata sola dalle istituzioni

Ecco quali sono state le motivazioni dei giudici

Per l’omicidio di Gabriel Feroleto, pena ridotta per la mamma colpevole di aver ucciso il piccolo bambino. Donatella Di Bona è stata infatti condannata a 16 anni di carcere per l’uccisione del bimbo: le istituzioni l’hanno lasciata sola, tutti conoscevano il suo disagio mentale, ma nessuno ha fatto nulla per aiutarla.

Richiesto ergastolo per il padre di Gabriel Feroleto
Fonte foto da Facebook

La Corte d’Assise d’Appello di Roma ha spiegato che Donatella Di Bona non aveva ricevuto aiuto da nessuno, nonostante tutti sapessero dei problemi a livello mentale di cui soffriva.

Per questo motivo i giudici hanno deciso di ridurre la pena dai 30 anni di prigione previsti per l’omicidio di suo figlio ai 16 ani previsti ora. Le motivazioni del giudice sono chiare.

Tra le righe della perizia emerge come a Donatella di Bona siano mancati i necessari interventi educativi, pedagogici e culturali. Nonché vere figure di riferimento che avrebbero potuto aiutarla nel suo processo di crescita personale.

Questo si legge nelle motivazioni che il giudice ha depositato, accogliendo tutte le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti. Da qui la decisione di ridurre la pena.

Richiesto ergastolo per il padre di Gabriel Feroleto
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Omicidio di Gabriel Feroleto, 24 anni di prigione per il padre

Oltre alla mamma Donatella Di Bona, anche Nicola Feroleto, padre di Gabriel, è stato condannato per omicidio. In primo grado all’ergastolo, con pena ridotta in secondo grado a 24 anni di galera.

Donatella Do Bona e la morte di Gabriel Feroleto
Fonte foto da Facebook

Continua dunque il processo del bambino di 2 anni ucciso il 17 aprile 2019 dai suoi genitori. La mamma aveva inscenato un incidente con pirata della strada. Quando invece lo aveva soffocato lei perché aveva interrotto un rapporto con l’ex Nicola Feroleto, che non ha fatto nulla per fermarla.

A capire che c’era qualcosa che non andava nel racconto della donna, in strada piangente con il figlio morto in braccio, i soccorritori del 118 e i Carabinieri. Le ferite non erano compatibili con un incidente stradale. La donna ha confessato dopo ore di interrogatorio.