Omicidio Marco Vannini: 14 anni ad Antonio Ciontoli, 9 anni per la moglie e i figli

Per la morte di Marco Vannini, il giudice ha stabilito le condanne per la famiglia Ciontoli

Per l’omicidio di Marco Vannini il giudice ha stabilito le pene per chi ha ucciso il povero ragazzo il 18 maggio 2015 a casa della fidanzata Martina. Ad Antonio Ciontoli, padre della sua fidanzata, 14 anni di prigione. Mentre alla moglie Maria Pezzillo e i figli Martina e Federico a 9 anni e 4 mesi di carcere.

Accuse per l'omicidio del ragazzo

I giudici della Cassazione bis che sono stati chiamati a giudicare sull’omicidio di Marco Vannini, ragazzo ucciso il 18 maggio del 2015 a casa della fidanzata Martina. Come chiesto dal Procuratore generale, i giudici hanno confermato la sentenza della Corte di Appello condannando la famiglia di Martina per omicidio volontario.

Antonio Ciontoli, padre della fidanzata di Marco Vannini, è stato condannato a 15 anni di carcere per omicidio volontario con dolo eventuale. La moglie Maria Pezzillo e i figli Martina e Federico sono stati condannati a 9 anni e 4 mesi per concorso anomalo in omicidio volontario.

I genitori di Marco avevano riposto fiducia nella giustizia e non capivano come fosse possibile che l’uomo accusato della morte del figlio potesse tornare a parlare sui social a ridosso della sentenza della Cassazione. Che alla fine lo ha condannato.

Federico, infatti, aveva pubblicato sui social la sua versione dei fatti. Mentre la fidanzata di Marco ha inviato una lettera ai giudici a pochi giorni dalla proclamazione della sentenza. Fuori dal tribunale i genitori hanno detto:

Forse sperano di incidere sulla decisione, ma crediamo che i giudici ormai abbiano ben chiaro tutto quello che è successo, anche perché parlano le carte.

Omicidio Marco Vannini

Omicidio Marco Vannini, solo la famiglia della fidanzata sa cosa sia successo

Con queste parole i genitori di Marco Vannini parlano della famiglia Ciontoli. E di quello che è successo quel giorno in cui il loro figlio è stato brutalmente ucciso.

I giudici hanno parlato di vera e propria crudeltà e di tentativi di depistaggi delle indagini, anche attraverso la pulizia delle armi e del sangue. Senza dimenticare le bugie dette ai soccorritori, accordi sulle versioni da dare.