Quarto Grado: trasmesso in diretta l’interrogatorio di Giovanni Padovani
Giovanni Padovani ha ripercorso il giorno prima del delitto e il momento in cui ha spezzato per sempre la vita di Alessandra
Durante l’ultima puntata della trasmissione Quarto Grado, è stato mandato in onda l’interrogatorio di Giovanni Padovani. L’ex calciatore 27enne che ha messo fine alla vita di Alessandra Matteuzzi.
Davanti agli inquirenti, Giovanni Padovani ha ripercorso gli ultimi giorni prima del delitto e il momento esatto in cui ha spezzato per sempre la vita della sua ex.
I due si erano conosciuti sui social e poi avevano iniziato una relazione. Ma il calciatore 27enne aveva iniziato a mostrare comportamenti ossessivi e troppo gelosi, tanto da portare Alessandra Matteuzzi a denunciarlo alle forze dell’ordine.
Quando sono andato a Bologna io non sapevo effettivamente se ero denunciato oppure no.
Padovani, nel filmato, spiega agli inquirenti che alla sua domanda, Alessandra non ha voluto rispondere e che dal suo comportamento aveva dedotto che non lo aveva denunciato.
Si era presentato sotto la sua abitazione e per costringerla a scendere, aveva staccato la corrente. Quando Alessandra è scesa per controllare il contatore, si è ritrova il suo ex davanti.
All’inizio c’è stato un attimo di stupore e mi ha chiesto cosa ci facesse lì, poi ci siamo messi a parlare e ci siamo vuotati il sacco a vicenda.
Padovani ha poi confessato che al termine di quella giornata, è tornato a Senigallia e durante il viaggio i due hanno continuato a sentirsi. Una volta arrivato a destinazione, Alessandra Matteuzzi ha però smesso di rispondere.
Il giorno del delitto: il racconto di Giovanni Padovani
In quel momento la mente dell’accusato ha iniziato ad offuscarsi e ha deciso di tornare senza avvisarla, sotto la sua abitazione, questa volta con un martello. Arrivato sotto casa di Alessandra, ha nascosto l’arnese dietro un cespuglio ed atteso che la donna tornasse a casa.
Io non ho premeditato nulla, ha fatto quelle ricerche per liberarmi da questa ossessione. Praticamente è successo questo. Io ho provato ad avvicinare Alessandra prima in maniera garbata, poi dopo però lei mentre era il cellulare ha cominciato a gridare: “Aiuto, aiuto”. Io non capivo perché il giorno prima era stata a un’altra situazione e quindi non capivo. Ha cominciato a gridare aiuto all’impazzata e poi a un certo punto ha messo il vivavoce e mi ha passato il cognato, che prima mi ha minacciato e poi mi ha detto che aveva chiamato la polizia e che sarebbero giunti sul posto. In quel momento mi sono sentito come intrappolato e ho perso completamente il controllo. Sono andato a recuperare il martello e ho colpito Alessandra. Prima con lo strumento che si è subito rotto, poi con calci e pugni. Poi ho provato anche con una panchina senza riuscire e poi non mi ricordo dove l’ho colpita e quante volte perché ero fuori di me completamente. Io ho fatto presente di chiamare un’ambulanza invece di chiamare prima la polizia. Io non mi ricordo tutto quanto.