Rami, Adam e Ricky, i piccoli eroi di Milano

La telefonata di Rami, il bambino eroe del pullman in fiamme

Rami, Adam e Ricky, i piccoli eroi di Milano hanno dimostrato di avere un coraggio da leoni. Sono piccoli ma hanno un cuore grande e a loro devono al vita i loro 51 compagni di classe. Se non avessero telefonato ai carabinieri, forse adesso staremo tutti a piangere questi bambini. Ma i tre piccoli eroi non sono italiani e sarebbe giusto che venisse concessa loro la cittadinanza italiana come ringraziamento per il loro coraggio. Ecco la telefonata di Rami al 112.

Rami, Adam e Ricky sono i 3 piccoli eroi di Milano: mentre Ousseynou Sy, l’autista del pullman, era impegnato a farsi consegnare i telefonini di tutti i ragazzi a bordo, Rami, 13 anni, è riuscito a nascondere il suo in una tasca. A raccontare la dinamica dei fatti è Ricky, un suo compagno italiano. “Rami è stato furbo: aveva nascosto il cellulare, ha fatto le prime chiamate al 112. A un certo punto gli è caduto per terra, senza farmi vedere sono andato a raccoglierlo e l’ho passato ad Adam, dietro di me”. Adam è un altro piccolo eroe… è stato lui a chiamare i genitori e dire loro che il loro autobus era stato dirottato e che l’autista voleva ammazzarli. Ha dovuto chiamare i genitori 3 volte però, perché, all’inizio, pensavano si trattasse di uno scherzo. Qui sotto la telefonata di Adam ai genitori.

Ricky è italiano ma Rami e Adam non lo sono. Ironia della sorte: l’attentatore era cittadino italiano mentre gli eroi che gli hanno rovinato i piani non lo sono. Sono entrambi nati in Italia da genitori stranieri ma nessuno dei due è italiano, anche se loro si sentono di appartenere a questo paese al 100%. La legge dice che sono stranieri e che rimarranno cittadini stranieri fino ai 18 anni quando sarà concessa loro la cittadinanza se potranno dimostrare di aver avuto una residenza continuativa nel nostro paese per tutto questo periodo. La stessa legge che ha concesso la cittadinanza a Ousseynou Sy, per aver sposato una cittadina italiana, dalla quale poi ha divorziato, nonostante i suoi precedenti penali.

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E Adam, purtroppo, è dovuto andare un anno in Marocco, paese dei suoi genitori e ha perso così il diritto alla cittadinanza italiana.

Il padre di Rami, Khalid Shehata, ha chiesto allo stato italiano la cittadinanza per suo figlio.

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“Mio figlio ha fatto il suo dovere” ha detto Khalid, “sarebbe bello se ora ottenesse la cittadinanza italiana. Siamo egiziani, sono arrivato in Italia nel 2001, mio figlio è nato qui nel 2005, ma siamo ancora in attesa di un documento ufficiale. Vorremmo tanto restare in questo Paese. Quando ieri l’ho incontrato l’ho abbracciato forte. Non sono mai riuscito a mettere insieme le carte necessarie per fare la domanda, ma questo Paese lo sento come mio. Anche per questo sono così orgoglioso di mio figlio che lo ha difeso”.

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Anche il padre di Adam sogna un futuro in italia per suo figlio. Ai giornalisti che lo hanno intervistato ha detto: “Non ho fatto domanda perché per un anno ho lasciato l’Italia e quindi la mia residenza non risulta continuativa: mi servirebbe un avvocato ma abbiamo sempre cercato di risparmiare.”

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Entrambi i papà hanno detto: “Facciamo parte di questo Paese, lo sentiamo come nostro, ma non abbiamo potuto chiedere la cittadinanza ed è un prezzo che pagano anche i nostri figli”. Il Viminale si è dichiarato pronto a concedere la cittadinanza a questi bimbi eroi.

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L’autista del pullman, Ousseynou Sy, 46 anni, residente a Crema era nato in Senegal ma aveva la cittadinanza italiana perché aveva sposato una donna italiana.