Salvatore Montefusco aveva ridotto alla fame la moglie e la figlia di lei
Oltre ai maltrattamenti e agli atti persecutori, Salvatore Montefusco negava alla moglie e alla figlia di lei denaro per il cibo
Emergono nuovi dettagli sul duplice femminicidio commesso da Salvatore Montefusco nei confronti di Gabriela Trandafir e sua figlia Renata Alexandra, rispettivamente moglie e figliastra. A quanto pare l’uomo aveva costretto le due alla fame, non le permetteva di lavorare e quindi di guadagnare denaro per comprare il cibo.
Una vicenda che ha scosso l’intero paese negli ultimi giorni e che è destinata a far parlare ancora di sé, per via dei dettagli macabri che continuano ad emergere.
Era la mattina di lunedì scorso quando i carabinieri di Castelfranco Emilia hanno ricevuto la chiamata da parte di un uomo, che confessava di aver ucciso la moglie e la figlia di lei.
L’uomo al telefono era Salvatore Montefusco, 69enne del posto, che poche ore prima del processo che avrebbe dovuto porre fine al matrimonio con Gabriela Trandafir, ha deciso di porre fine, invece, alla vita di lei e di sua figlia 22enne. Lo ha fatto sparando diversi colpi di fucile.
Dopo aver commesso il duplice femminicidio, ancora sporco di sangue, si è recato in un bar del paese ed è proprio da lì che ha effettuato la chiamata ai militari per autodenunciarsi.
I maltrattamenti di Salvatore Montefusco
Nel corso delle indagini, già avviate dalla procura di Modena, è emerso che la donna di 47 anni aveva denunciato diverse volte il marito, colui che alla fine l’ha uccisa.
La prima denuncia, per maltrattamenti, era arrivata a luglio del 2021. Poi un’altra in agosto e una terza a dicembre.
Il tribunale, però, aveva chiesto l’archiviazione del caso, poiché, come ha raccontato la legale delle due vittime, secondo loro non c’erano state percosse.
Nell’udienza di separazione che ci sarebbe dovuta essere martedì, si sarebbe discusso anche di queste denunce e probabilmente Salvatore Montefusco temeva che nella separazione avrebbe perso la proprietà della sua casa.
Dalle testimonianze e dai racconti dell’avvocata Annalisa Tironi, sembra che oltre ai maltrattamenti e agli atti persecutori, l’uomo avesse costretto le due ad una vita fortemente disagiata.
Non permetteva loro di uscire o di lavorare, tanto che per poter mangiare, le due erano state costrette a vendere l’oro di famiglia. In diverse situazioni, ha raccontato la legale, avevano mangiato delle uova marce per sopravvivere.