Samarate, chiuse le indagini per il delitto commesso da Alessandro Maja

Samarate, chiuse le indagini per la strage di famiglia commessa da Alessandro Maja: si chiede il giudizio immediato

Una notizia degli ultimi giorni è quella che è emersa sul delitto di Samarate, con protagonista un’intera famiglia. Alessandro Maja è il padre che ha messo fine alla vita di sua figlia e di sua moglie e che ha anche cercato di mettere fine alla vita di suo figlio.

indagini alessandro

L’intera comunità è ancora sconvolta da questo episodio così straziante, che è avvenuto nella notte dello scorso 4 maggio. L’unico sopravvissuto è proprio il figlio maggiore Nicolò.

Il ragazzo di 23 anni quella notte, è riuscito a svegliarsi in tempo e a fuggire. Fino a fine maggio era in coma. Fortunatamente, nei mesi successivi ha mostrato molti miglioramenti.

Per questo i dottori hanno avuto la possibilità di dargli le dimissioni ed è potuto tornare a casa dai nonni materni. Questi ultimi dal momento in cui sono avvenuti i fatti, non lo hanno mai lasciato solo.

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Il tutto è accaduto all’alba di mercoledì 4 maggio. Nella villetta che si trova a Samarate, in provincia di Varese. L’uomo in preda ad una furia, è rimasto sveglio a vagare per la casa per tutta la notte.

Chiuse le indagini per il delitto commesso da Alessandro Maja

Alla fine, nella sua confessione, ha dichiarato che intorno alle 5.30 del mattino, con un martello ha messo fine prima alla vita di sua moglie Stefania, che dormiva sul divano.

Subito dopo ha messo fine alla vita di sua figlia Giulia, di 16 anni, che era nella sua stanza. Il medico legale dall’autopsia sulla mano della ragazza ha trovato una contusione, che sembra essere compatibile con un tentativo di difesa. Pare che lei fosse sveglia in quei strazianti minuti.

L’uomo successivamente ha provato anche a colpire il figlio, ma quest’ultimo si è svegliato in tempo ed è fuggito. Il padre, alla fine, è uscito fuori e i vicini, che lo hanno visto con l’arma in mano, hanno allertato tempestivamente le forze dell’ordine.

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Le motivazioni che hanno spinto l’uomo, reo confesso a compiere questo gesto così straziante, sono ancora ignote. Tuttavia, il pubblico ministero Martina Melita, che si sta occupando del caso, ha deciso di chiudere le indagini ed ha anche chiesto il giudizio immediato. Ora non si esclude la possibilità che la difesa possa richiedere una perizia psichiatrica.