Striscione per Diana Biondi, la 27enne trovata morta dopo 3 giorni dalla sua scomparsa
Striscione appeso fuori l'università per ricordare Diana Biondi: le parole di una studentessa su cosa è successo
Nella giornata di ieri, giovedì 2 marzo, alcuni ragazzi che frequentano la stessa università di Diana Biondi, hanno appeso uno striscione per ricordare la ragazza. La famiglia nel frattempo è chiusa nel silenzio e nel dolore, vista la straziante perdita subita.
La ragazza che frequentava il corso di Lettere, all’Università Federico II di Napoli, nella giornata del 27 febbraio, è uscita dalla sua abitazione a Somma Vesuviana.
Ai genitori ha detto che sarebbe andata a riprendere la tesi. Tuttavia, dalle indagini è emerso che Diana non è mai arrivata alla sede. Da quel momento si sono perse tutte le sue tracce.
Nell’ultimo messaggio che ha mandato al suo papà, ha scritto che in quel momento non poteva parlare. L’uomo ha provato a contattarla per tutto il giorno, ma non ricevendo risposta si è presto allarmato. Così, dopo aver atteso qualche ora, ha deciso di presentare una denuncia.
Gli agenti hanno avviato sin da subito tutte le ricerche del caso. I familiari hanno anche pubblicato diversi appelli sui social. Però è solo nella giornata dell’1 marzo, che è arrivato il triste epilogo. Il corpo della 27enne è stato ritrovato sotto un dirupo e per lei non c’era più nulla da fare.
Lo striscione per Diana Biondi
Nella giornata di giovedì 2 febbraio, al Palazzo Giusso, alcuni studenti hanno appeso uno striscione con su scritto: “La vostra università ci distrugge. Ci dispiace, Diana.”
Diana aveva detto a tutti e anche ai suoi familiari, che si sarebbe dovuta laureare a breve. Tuttavia, da un controllo all’università, è emerso che in realtà le mancava ancora l’esame di latino. Forse per non dare un dispiacere alla famiglia non ha mai detto la verità. Una studentessa del Collettivo ha spiegato:
Diana è uno dei tanti, troppi, giovani che si sono tolti la vita negli ultimi anni, perché non riuscivano a sopportare la pressione di un modello di università sempre più meritocratico e competitivo.
Neanche un mese fa è successa una vicenda simile a Milano. Il disagio giovanile, è un’emergenza frutto di un sistema che pretende degli standard impossibili da soddisfare e di cui l’università è solo un tassello.