Le avevano detto che “un bambino avrebbe potuto schiacciarla dall’interno e ucciderla”, ma lei ha sfidato ogni probabilità

La storia di Trisha Taylor: la donna che ha sfidato ogni probabilità ed è riuscita a dare alla luce un bambino

La storia di Trisha Taylor è forse tra una delle più commoventi diffuse sul web. Quando è nata, nel 1989, i medici hanno subito notato che le sue braccia e le sue gambe erano piegate. Dopo una radiografia, è venuto fuori che la neonata aveva le ossa fratturate.

La storia di Trisha Taylor

La diagnosi finale parlava di osteogenesi imperfetta (OI), una condizione genetica rara che causa ossa fragili e facilmente fratturabili e un’altezza ridotta.

Trisha Taylor ha trascorso un’intera infanzia sulla sedia a rotelle, ma poi ha trovato la forza per lottare e per diventare la guerriera che è oggi. Ha lavorato duramente per riuscire a conquistare la sua indipendenza, che le permette di fare ogni cosa da sola.

Oggi è arrivata a compiere 31 anni e non ha mai permesso alla malattia di buttarla giù o di farla rinunciare a tutte le cose belle della vita.

Diversi anni fa, Trisha ha conosciuto un camionista di nome Michael, alto più di un metro e ottanta. Si sono innamorati e si sono sposati. Dopo tre anni di matrimonio, riusciva a pensare al suo desiderio di diventare mamma. I medici le hanno vietato di rimanere incinta, era troppo pericoloso vista la sua condizione.

La gravidanza di Trisha Taylor

Le avevano detto che una gravidanza avrebbe potuto mettere a rischio la sua vita e le sue ossa non avrebbe mai retto il peso. Trisha voleva diventare mamma e oggi ha sfidato ogni probabilità. Dopo due strazianti aborti spontanei, è riuscita a portare avanti una gravidanza fino a 32 settimane.

La storia di Trisha Taylor

Il piccolo Maven è nato con un taglio cesareo e oggi ha 4 anni. Ha già fatto tutti i controlli per la malattia della sua mamma, che fortunatamente non gli è stata trasmessa.

La storia di Trisha Taylor

Quando ho detto al mio medico che volevo avere un figlio, lui mi ha fatto sedere ed ha scosso la testa. Potresti morire, queste le sue uniche parole. Ma io non ho tempo per i “potrei” e dopo tante lacrime, ho dato alla luce il mio bambino.

Ancora oggi le persone non riescono a credere che io l’abbia partorito. Chiedono se Maven è il mio bambino e io dico sempre loro, con aria orgogliosa: ‘Si, è cresciuto nella mia pancia’.