Alzheimer: scoperta la molecola in grado di bloccare la malattia

Alcuni ricercatori Italiani hanno scoperto una molecola in grado di contrastare il percorso della malattia dell'Alzheimer Ecco di cosa si tratta!

L’Alzheimer è una malattia che colpisce persone di età inferiore ai 65 anni e sono oltre 730mila persone a rischio di sviluppare questa forma di demenza. Nel campo della ricerca, è giunta una grande scoperta! Alcuni ricercatori italiani hanno scoperto una molecola in grado di contrastare e bloccare la malattia!

Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza, un termine generale che si riferisce alla perdita di memoria e ad altre attività che ognuno di noi svolge durante la propria quotidianità. Questa forma di demenza è molto diffusa e colpisce attualmente 47 milioni di persone nel mondo. Inoltre, entro l’anno 2050 si stima che ci saranno ben 115 milioni di persone affette da questa malattia.

Alcuni ricercatori italiani della fondazione EBRI “Rita-Levi Montalcini” hanno scoperto una molecola in grado di bloccare il morbo di Alzheimer allo stadio iniziale nei modelli murini. Circa la molecola, si tratta di un anticorpo chiamato scFvA13-KDEL o possiamo chiamarlo semplicemente A13. Questo anticorpo favorisce il “ringiovanimento” del cervello e catalizza la neurogenesi, ovvero la produzione di neuroni. Nel dettaglio, la molecola contrasta le fasi precoci di questa diffusa malattia neurodegenerativa.

Attualmente, sono stati fatti esperimenti su topi transgenici, geneticamente modificati e sono stati ottenuti i risultati in vitro. Tuttavia, a scoprire questa molecola hanno collaborato ricercatori del dipartimento di scienze dell’università Roma Tre, dell’istituto di biologia cellulare e neurobiologia di Roma di CNR, della fondazione IRCSS Santa Lucia e della scuola superiore normale di Pisa.

Come la molecola contrasta l’Alzheimer

Durante l’esperimento, gli scienziati hanno introdotto nel cervello dei topi l’anticorpo A13 e sono riusciti a riattivare il processo di neurogenesi. Questo anticorpo riesce a eliminare le sostanze tossiche prodotte dalle proteine di beta amiloide, Quest’ultima, insieme ai grovigli di proteina tau, è legata al processo di neurodegenerazione. Tuttavia, si tratta di esperimenti fatti su topi. Affinchè si possa passare a studi clinici, ovvero fare esperimenti sull’uomo, dovrà passare ancora un bel po’ di tempo.