Arrivata la perizia su Davide Fontana: è sano di mente, affronterà un regolare processo
Davide Fontana, l'uomo che ha messo fine alla vita di Carol Maltesi, è sano di mente. Questo è quanto stabilito dalla perizia psichiatrica
Avrà inizio il prossimo 29 maggio il processo per il delitto di Carol Maltesi, la giovane madre che ha perso la vita per mano dell’amico Davide Fontana, l’11 gennaio del 2022, in un appartamento di Rescaldina (Milano).
Dopo le perizie psichiatriche, è stato stabilito che l’imputato è sano di mente e potrà, quindi, affrontare un regolare processo. Davide Fontana è stato descritto come un uomo con una fragilità personologica, ma che non fa parte di un quadro di disturbo della personalità. È in grado di intendere e di volere e lo era anche il giorno in cui ha messo fine alla vita di quell’amica che amava e allo stesso tempo odiava.
Il movente del delitto
Davide Fontana ha ascoltato una chiamata tra Carol Maltesi e il ex compagno. La ragazza aveva confessato all’uomo il suo intento di trasferirsi di nuovo a Verona, per stare vicino al loro bambino. In quei pochi istanti, l’amico ha capito che l’avrebbe persa e non è riuscito a controllare la sua rabbia.
Ha spezzato per sempre la vita della giovane mamma con un martello, le ha poi tagliato la gola e ha conservato i suoi resti in un piccolo congelatore. Per mesi, Davide Fontana si è finto Carlo Maltesi. Ha risposto ai suoi messaggi, ha usato i suoi social e le sue carte di credito. Poi, quando probabilmente ha capito di non poter più andare avanti, ha chiuso il suo corpo fatto a pezzi in dei sacchi neri, che ha gettato in un dirupo a Borno.
Forse, aveva pensato che mai nessuno li avrebbe trovati, ma non è stato così. Un passante si è avvicinato a quei sacchi neri e ha guardato il contenuto, facendo così la terribile scoperta.
La perizia su Davide Fontana
Fontana è una persona di fondo insicura, evitante, con sentimenti di inadeguatezza rispetto al proprio valore e alla capacità di competere con i pari sin dall’adolescenza. Il movente dell’omicidio è da rintracciarsi anche nei potenti sentimenti di rabbia e vendetta accumulati nei mesi antecedenti. Amplificati dall’imminente abbandono. Il delitto si compie con la distruzione di quel corpo tanto desiderato quanto odiato, dal quale Fontana non è riuscito a liberarsi per circa due mesi.