Arturo Gravalos, corridore professionista, è morto a soli 25 anni
Si è diffusa stamattina la notizia della scomparsa di Arturo Gravalos, giovane corridore della Eolo Kometa, team impegnato nel Giro D'Italia
Una notizia sconvolgente ha travolto nelle scorse ore il mondo del ciclismo. Arturo Gravalos, corridore della Eolo Kometa, team impegnato proprio in questi giorni nel Giro D’Italia, si è spento all’età di 25 anni. Dal 2021 lottava contro un tumore al cervello, che alla fine lo ha sconfitto.
Il sogno e il talento di un campione che si sono spenti troppo presto. Questa notte, nell’ospedale spagnolo in cui era ricoverato, si è spento per sempre Arturo Gravalos, corridore professionista della Eolo Kometa.
Tre giorni fa, nella tappa del Giro D’Italia con arrivo sulle cime del Gran Sasso, a trionfare era stato l’italiano Davide Bais. Intervistato nel post corsa, il corridore italiano aveva voluto dedicare la sua vittoria proprio ad Arturo, suo ex compagno di squadra.
Questa notte, dopo poco più di un anno di lotta durissima contro la malattia, il giovane corridore spagnolo si è arreso e spento per sempre. Ad annunciare il suo decesso è stata la stessa Eolo Kometa.
Il doloroso addio a Arturo Gravalos
È con profondo e immenso dolore che annunciamo la scomparsa del nostro corridore Arturo Grávalos. Il ciclista riojano aveva compiuto 25 anni lo scorso 2 marzo. La sua morte lascia un vuoto insostituibile nei nostri cuori, poiché non dimenticheremo mai la sua gioia e il suo sorriso eterno. La sua voglia di vivere, sempre presente anche prima dell’inizio della malattia, ci ha lasciato migliaia di momenti magici dentro e fuori le competizioni.
Così inizia il comunicato del team, che poi prosegue raccontando il calvario contro il quale Arturo ha dovuto lottare.
È stato operato nel novembre 2021 per un tumore al cervello che gli era stato diagnosticato poche settimane prima, dopo diversi giorni con strane sensazioni durante l’allenamento. L’evoluzione di quell’intervento è stata molto positiva, ma il ciclista ha dovuto sottoporsi più volte ad intervento chirurgico per cercare di debellare un tumore.
Arturo non si è mai arreso, perché quella era la sua natura, rimettere il pettorale. Non ha fissato una scadenza per quel ritorno, ma era chiaro che avrebbe affrontato ogni gara come un’opportunità datagli dalla vita. Arturo ha voluto lasciare il segno nello sport che amava tanto e nel quale generava tanto affetto.
In fine, il team lo ha lodato per il suo spirito combattivo, che non ha mai perso, e per la dignità dimostrata durante tutta la sua lotta.