Carlo Fumagalli confessa di aver annegato la compagna con le sue mani
Nuovi scabrosi dettagli sul femminicidio di Romina Vento: Carlo Fumagalli l'ha tenuta sott'acqua con le sue stesse mani
Emergono nuovi dettagli sulla morte di Romina Vento, la donna di 44 anni morta annegata dopo che il suo compagno, Carlo Fumagalli ha lanciato l’auto su cui viaggiavano nelle acque del fiume Adda. Nell’interrogatorio svolto dal gip nella mattinata di ieri, l’uomo ha confessato di averla tenuta sott’acqua con le sue mani, finché non ha perso conoscenza.
L’interrogatorio svolto dal gip Vito Di Vita nella mattinata di ieri, è servito in primis per convalidare l’arresto di Carlo Fumagalli. Le domande del Giudice hanno portato l’operaio di 49 anni a confessare l’omicidio e anche a scendere nei dettagli di come quest’ultimo sia avvenuto.
Carlo era andato a prendere Romina a lavoro, nel pastificio di Fara d’Adda in cui lavorava. Con loro, come è emerso, inizialmente c’era anche una terza persona: un collega di lei che è stato riaccompagnato a casa dalla coppia.
Subito dopo che il collega è sceso dall’auto, tra la coppia è scoppiata l’ennesima lite. La discussione, come sempre ultimamente, era incentrata sulla volontà di lei di lasciare lui.
Fumagalli, dopo l’ennesimo rifiuto di Romina ad una riapertura del loro rapporto, ha letteralmente perso la testa. Come ha raccontato lui stesso, gli è salito il “sangue al cervello”.
La confessione di Carlo Fumagalli
Carlo Fumagalli era in cura psichiatrica presso uno specialista che gli aveva prescritto dei psicofarmaci. Medicine che, però, lui aveva smesso di prendere da qualche settimana.
Forse anche questo fattore ha contribuito allo scatenarsi dell’ira dell’uomo, che ha iniziato ad accelerare con la macchina, fino a gettarsi nelle acque del fiume Adda.
L’intenzione, ha confessato, era proprio quella di uccidere la sua ormai ex compagna, tenendo conto che era a conoscenza del fatto che lei non sapesse nuotare.
Ciononostante, Romina Vento era riuscita a divincolarsi dall’auto immersa, ad aprire lo sportello e a tornare in superficie.
Vedendo ciò, Carlo l’ha raggiunta a nuoto e l’ha tenuta sott’acqua con le sue stesse mani, finché la donna non ha perso conoscenza.
Successivamente si è allontanato a nuoto su un vicino isolotto, dove poi è stato trovato e arrestato alcune ore più tardi.
Dal carcere in cui è stato rinchiuso subito dopo, è stato poi trasportato all’ospedale di Bergamo, poiché nella serata di mercoledì ha manifestato istinti e volontà di togliersi la vita.