Caso Samantha Migliore, la testimonianza di un’altra cliente di Pamela Andress
Caso Samantha Migliore, il racconto di un'altra donna che si è sottoposta allo stesso trattamento con Pamela Andress
Sul caso di Samantha Migliore, gli inquirenti stanno ancora lavorando per capire come stanno davvero i fatti. Un’altra cliente di Pamela Andress, la donna accusata dell’omicidio della giovane mamma, in un’intervista a Pomeriggio 5, ha voluto raccontare anche il suo calvario.
Una vicenda straziante, che ovviamente ha ancora dei punti da chiarire. Il racconto di questa signora può aiutare gli inquirenti ad avere un quadro completo della situazione.
La donna, chiamata Anna, intervista nel programma, ha raccontato di essersi sottoposta a quel trattamento diversi anni fa. Tuttavia, dal 2013 è costretta a fare delle visite semestrali, per controllare che non abbia un tumore. Ha dichiarato:
Anche io come tante altre donne sono finita in questo calvario. L’ho conosciuta tramite un’altra amica che aveva fatto un intervento al seno e da incosciente mi sono fidata. Esattamente 19 anni fa ed ho speso ben 2 milioni di lire, in nero.
Quando è entrata in casa, mi ha subito detto di mettere le boccette in frigo. Ha preso le siringhe e mi ha iniettato nel seno un liquido, che io credevo si sarebbe assorbito nell’arco di 6 mesi. E invece ho sentito un dolore terribile… una scossa che mi è arrivata al cervello.
Dal 2013 sono costretta a fare risonanze, tac e visite specialistiche ogni 6 mesi per il silicone che mi ha iniettato la signora Pamela. Con il problema che mi ha causato non posso avere la certezza di non avere tumori, essendo recidiva di questa malattia, è un problema. Non ho denunciato perché non conoscevo nemmeno il suo vero nome, non sapevo come rintracciarla.
Caso Samantha Migliore, l’accaduto
Il dramma di questa giovane mamma di soli 35 anni, è iniziato lo scorso 21 aprile, nella sua abitazione a Maranello. Pamela Andress la stava sottoponendo ad un trattamento al seno, ma dopo le iniezioni la donna ha iniziato a stare male.
Il marito ha lanciato in fretta l’allarme ai sanitari, ma arrivati nella casa per lei non c’era più nulla da fare. La signora accusata ora di morte in conseguenza di altro reato, è fuggita via con la scusa di una telefonata.
Dall’autopsia purtroppo è emerso che nel sangue di Samantha Migliore c’era una quantità davvero elevata di silicone. Probabilmente è entrato nelle vene, dopo la rottura di un vaso sanguigno. Anche in ospedale, i medici non avrebbero potuto fare nulla per salvarla.