Cristina Peroni è stata stordita con un mattarello e uccisa con 33 coltellate
Femminicidio di Rimini: dai primi risultati del medico legale, Cristina Peroni è morta a seguito di 33 coltellate. Fatale una alla gola
Cristina Peroni è stata uccisa all’età di 33 anni dal compagno 47enne Simone Benedetto Vultaggio. La tragica vicenda è accaduta a Rimini, nella mattinata dello scorso 25 giugno.
Dai primi risultati degli esami eseguiti dal medico legale, è emerso che la donna è morta a seguito di 33 coltellate, di cui una mortale alla gola. L’uomo l’ha prima stordita con un mattarello e poi l’ha uccisa, mentre il figlio di sei mesi era nella stanza accanto.
L’arma del delitto sarebbe quindi il coltello e le numerose coltellate inflitte sulla donna, spiegherebbero perché il suo assassino era ricoperto di sangue.
Il Pm ha richiesto anche gli esami tossicologici su Simone, per capire se l’omicida fosse sotto effetto di qualche sostanza stupefacente nel momento in cui ha deciso di uccidere brutalmente la sua compagna e mamma del loro bambino di 6 mesi.
Questa è la prima ricostruzione dei fatti delle forze dell’ordine, in attesa della confessione dell’uomo, che dovrà comparire dinanzi al Gip per dare la sua versione dei fatti.
Dopo la tragedia, il 47enne ha voluto rassicurare i suoi vicini di casa, spiegando che il bimbo di 6 mesi stava bene e, non appena le forze dell’ordine hanno raggiunto la scena del crimine, si è giustificando dicendo che Cristina Peroni non glielo faceva prendere in braccio, ammettendo così che era proprio lui l’autore del terribile gesto.
All’interno dell’abitazione, gli inquirenti hanno trovato il mattarello e il coltello, il primo usato per stordire la donna e il secondo per mettere fine alla sua vita. Inoltre, gli agenti hanno rinvenuto anche una pistola artigianale ed alcuni proiettili.
Chi era Cristina Peroni
Cristina Peroni era una donna di 33 anni, che viveva a Roma e si era trasferita da circa un anno a Rimini. Aveva deciso di lasciare l’uomo circa due mesi fa, tanto che era tornata nella capitale. Ma poi, secondo i racconti dei familiari, si era fatta convincere dallo stesso compagno ed aveva deciso di tornare a Rimini da lui, per crescere insieme il loro bambino.
Intorno alle 9:30, i vicini li hanno sentiti litigare. Hanno udito le grida della donna e il pianto incessante del piccolo.
All’arrivo delle forze dell’ordine, Simone se ne stava seduto nella sala da pranzo coperto di sangue, mentre la sua compagna giaceva in una pozza di sangue in camera da letto.
Chi li conosceva, ha raccontato che i due si erano conosciuti su Internet durante il lockdown. La donna era tornata a Rimini da una sola settimana, inconsapevole del fatto che quella scelta sarebbe stata la sua condanna a morte. Litigavano spesso, la maggior parte delle volte per la gestione del loro bambino di soli 6 mesi.
Nessuna denuncia però da parte di Cristina e mai nessuna chiamata alle autorità. Nessun segnale che avrebbe potuto prevedere il terribile omicidio.