Davide Paitoni: il legale spiega come mai gli era stato concesso di vedere il figlio
Il legale di Davide Paitoni ha spiegato che il suo assistito si trovava ai domiciliari per una questione diversa dai rapporti padre-figlio
Tutti sono ancora profondamente scossi per la terribile vicenda capitata a Morazzone, in provincia di Varese, nel pomeriggio del 2 gennaio scorso. In molti si chiedono come mai Davide Paitoni, che era pregiudicato e aveva un passato di violenze, avesse avuto il permesso dal gip di poter vedere il figlio Daniele. Lo stesso che ha ucciso a coltellate nel pomeriggio del 2 gennaio scorso.
Un inizio anno davvero amaro per la cronaca italiana. Nel pomeriggio del 2 gennaio si è infatti diffusa la notizia dell’efferato omicidio di un bimbo di 7 anni, Daniele, ad opera di suo padre, Davide Paitoni.
L’uomo, un magazziniere di 40 anni, ha tolto la vita al figlio di 7 anni, lo ha chiuso nell’armadio di casa sua e poi ha tentato anche di uccidere sua moglie e madre di suo figlio.
La donna è riuscita a difendersi e chiamare le autorità, che poi hanno rintracciato, inseguito e arrestato l’uomo.
Successivamente si sono diffuse notizie riguardanti l’uomo. È venuto fuori che aveva un passato di denunce per atti violenti. Come quello del 26 novembre scorso, quando ha aggredito un suo collega con un taglierino e, per quel motivo, si trovava agli arresti domiciliari.
A carico di Paitoni c’erano anche due denunce effettuate dalla moglie e dai genitori della stessa, per episodi violenti capitati in casa prima della separazione.
Allora in tanti si sono chiesti e si chiedono come mai l’uomo avesse avuto comunque il permesso di vedere il figlio.
Secondo il gip, Davide Paitoni non era socialmente pericoloso
A fare chiarezza su questa situazione ci ha pensato il difensore Stefano Bruno, che all’Adnkronos ha spiegato che l’imputato si trovava ai domiciliari da fine novembre e doveva restarci per tre mesi. Questa durata non perché ci fosse pericolo di reiterazione o di fuga, ma solo per esigenze istruttorie.
Il legale ha spiegato poi che a carico del suo assistito, al momento non risultano avvisi di garanzia o altro per le denunce fatte dalla moglie prima dell’omicidio del piccolo Daniele.
E’ chiaro che se fosse stato ai domiciliari per violenze domestiche era un conto, ma era agli arresti domiciliari per una vicenda completamente avulsa dai rapporti madre-figlio-marito. Non c’erano ragioni per impedire a un padre agli arresti domiciliari per una vicenda di tutt’altra natura, di vedere il figlio e la moglie. Se fossero stati conviventi e non separati di fatto non ci sarebbe stato neanche bisogno di autorizzare a vedere il figlio. Il giudice ha fatto un provvedimento umanamente e giuridicamente assolutamente comprensibile.