Dopo la sentenza, anche il legale della mamma di Evan Lo Piccolo dice la sua opinione
Dopo la condanna all'ergastolo alla mamma di Evan Lo Piccolo, il suo legale ha intenzione di presentare un ricorso
Sono davvero tante le persone che sono ancora sconvolte dalla vicenda di Evan Lo Piccolo, il bimbo di 21 mesi che è morto per le percosse subite dal compagno della madre. Sia la donna che l’uomo ora sono stati condannati all’ergastolo, perché per i giudici anche lei è colpevole.
Letizia Spatola si è sempre dichiarata innocente, ma per i giudici anche lei è responsabile, visto che non ha mai chiesto aiuto. Ha affermato di essere anche lei vittima di violenze. Il suo legale Natale Di Stefano, sulla sentenza ha dichiarato:
Le posizioni della madre del piccolo Evan e del compagno non si possono mettere sullo stesso piano. Letizia Spatola non è un’assassina, per questo presenteremo ricorso in Appello dopo la lettura delle motivazioni della sentenza.
Gli viene imputato di non aver impedito al compagno di realizzare quelle violenze culminate poi con la morte. Noi abbiamo sempre detto che la donna ignorava i comportamenti dell’uomo ai danni del bambino.
Insomma, non è mai stata colpevole. In realtà la mia assistita ha sempre detto di essersi sentita manipolata da quest’uomo che ha usato violenza anche contro lei stessa.
Abbiamo sempre rilevato che le condotte di Letizia Spatola potessero essere considerate colpose, ma ritenere che abbia avuto un ruolo attivo nella tragica fine del figlio è da escludere.
Omicidio Evan Lo Piccolo: i fatti
Il bimbo che aveva appena compiuto 21 mesi è morto il 17 agosto del 2020, a causa delle percosse subite nel tempo. Quando la madre si è resa conto che era in condizioni gravi, ha allertato l’ambulanza.
Tuttavia, nemmeno il trasporto all’ospedale di Modica, ha portato ai risultati sperati. I medici pochi minuti dopo il suo arrivo non hanno potuto far altro che constatare il decesso. Sin da subito però, hanno notato che il suo corpo era pieno di lividi.
Da qui è partita la denuncia e l’arresto prima per il patrigno e poi per la madre. Il padre biologico solo pochi giorni prima aveva presentato un esposto alla Procura di Genova, in cui diceva dei maltrattamenti che il bimbo era costretto a subire, ma per il figlio era ormai troppo tardi.