“Ecco dove erano le microspie e come le ho trovate” Piera Maggio racconta tutto in trasmissione: la procura apre un’indagine

Denise Pipitone: la svolta nelle indagini e il dolore della madre Piera che non si è mai arresa.

L’indagine sulla scomparsa di Denise Pipitone, la bambina siciliana di 4 anni scomparsa nel 2004, occupa da 17 anni le pagine di cronaca del nostro paese. Lo sgomento e la rabbia di non sapere cosa sia realmente accaduto quel giorno ha suscitato molte polemiche e interrogativi nel corso degli anni. Le autorità hanno condotto numerose ricerche sul territorio, interrogato molte persone e seguito varie piste, ma finora non è stata trovata alcuna traccia definitiva della piccola Denise. Federica Sciarelli definisce “un abbraccio collettivo” quello che sta succedendo nelle ultime ore nei confronti di Piera Maggio.

Alcuni ritengono che la bambina sia stata rapita da estranei, altri ipotizzano che sia stata nascosta da qualcuno conosciuto alla famiglia. Altri ancora sostengono che potrebbe essersi allontanata da casa da sola, anche se sembra improbabile data la giovane età. La madre di Denise, Piera Maggio, ha sempre continuato a cercare la sua figlia con determinazione, organizzando manifestazioni pubbliche, chiamando in causa Vip e meno noti per mantenere viva l’attenzione mediatica sul caso.

Ieri sera è andata in onda la puntata di Chi l’ha visto? che ha visto la presenza dell’avvocato della famiglia Pipitone, Giacomo Frazzitta e di Piera Maggio. Entrami si battono da anni nella ricerca, non solo di Denise, ma di molte altre vittime innocenti. Sono riusciti anche a modificare la legge sul sequestro di persona ottenendo risultati importanti. A partire dell’intercettazione registrata grazie ad una cimice nel motorino di Jessica Pulizzi, già indagata, processata e assolta in tre gradi di giudizi, si è parlato delle nuove svolte nell’indagine. La consapevolezza che le cose 17 anni fa non sono andate come dovevano andare e che qualcuno sa la verità ma non vuole rivelarla è ormai innegabile.

Le parole dell’avvocato sono molto dure e piene di animosità nei confronti di chi ha sbagliato, nascosto e taciuto negli anni passati. Dal ritrovamento di alcune microspie nell’appartamento di Piera Maggio alla rivelazione sugli insabbiamenti della procura che aveva svolto le indagini le 2004, tutto il caso di Denise Pipitone è nuovamente sul tavolo degli inquirenti.

La vicenda delle cimici

Piera Maggio è intervenuta in trasmissione per chiarire la vicenda delle cimici e ha spiegato che sono state trovate in posizioni strategiche. Erano nell’androne e nella cucina, proprio il luogo della presunta sparizione di Denise. Inoltre, racconta che i dispositivi “erano caldissimi, probabilmente funzionanti”. Prosegue:

“Erano installate dentro le prese, una l’abbiamo trovata in una presa nell’androne e l’altra nella famosa cucina dalla quale Denise è uscita prima di scomparire”. Ora la procura ha aperto un’indagine per violazione della privacy anche considerando la possibilità che siano state installate da enti privati.

“Se le cimici vengono installate per un’indagine, devono avere un inizio e una fine […] Ben vengano se le hanno installate per indagare, perché la mia famiglia non ha mai avuto nulla da nascondere. Ora bisogna capire se c’era una regia, se qualcuno ha ascoltato per chissà quanto tempo ciò che si è detto in questa casa” continua la mamma di Denise e spiega che già in passato è stata vittima di intercettazioni illecite: “Alcune in passato le abbiamo trovate in stanze private“.

Anche la conduttrice ha ricordato che anni fa è stata la Procura a contattarla per delle intercettazioni.

Piera Maggio ha anche chiarito la sua posizione sul caso della bambina russa che avrebbe potuto essere sua figlia e il lungo calvario che ha dovuto affrontare insieme al suo legale visto la differenza dell’approccio investigativo dei due paesi. La donna definisce “teatrino” tutto il format russo.

Le indagini sono ancora in corso e la verità è ancora ben lontana ma una madre che ha perso la figlia in circostanze così misteriose non può darsi pace finché la giustizia non illuminerà i fatti così come sono accaduti.

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