Effetto zona rossa: torna la psicosi, supermercati presi d’assalto

La prospettiva della zona rossa provoca psicosi: centri commerciali presi d'assedio

Si è scatenato una ressa ieri sera nei supermercati quando ha cominciato a diffondersi la notizia che il Lazio sarebbe finito in zona rossa. In tutta la Regione, in tutte le città, da Colleferro a Viterbo, da largo Agosta a Tor Lupara, da Laurentino a Casilino a Trionfale e Euroma2, si sono registrati affollamenti che fino al giorno prima non c’erano e razzie di lievito, farina, pasta e inscatolati.

L’incubo della zona rossa

Coronavirus

Francesca Iacovone, sindacalista dei Cobas, ha definito incomprensibili tali resse poiché i negozi alimentari non chiudono. Inoltre, i lavoratori vengono esposti a un immotivato rischio e incrementano la possibilità di contagio. Diversi i raduni di folla nelle piazze e nei luoghi di ritrovo, come Testaccio, dove decine di persone si sono date appuntamento per un aperitivo.

Dati in incremento

Covid

Ma il bollettino invita a non abbassare la guardia. Nella giornata di ieri, venerdì 12 marzo 2021, sono stati rilevati 1.757 positivi con 14 mila tamponi e con oltre 23 mila antigenici per un totale di 38 mila test eseguiti. Anche se in leggera flessione (-43), i numeri galoppano, salgono le terapie intensive (con un tasso di occupazione dei posti letto pari al 28 per cento), i ricoveri (32%) e i decessi. I casi della Capitale sono 800.

Su ogni 100 mila abitanti l’incidenza è di 173 positivi, con una crescita del numero di focolai della trasmissione da 233 a 322. Il valore Rt a 1.3 è stato proprio quello decisivo per la disposizione della zona rossa.

Perplessità sull’attendibilità dell’indicatore Rt

Mascherina indossata da una ragazza

Eppure, Massimo Ciccozzi, epidemiologico molecare del Campus Biomedico ed autore di uno studio uscito sul Journal of Medical Virology, continua a ritenere che l’Rt non rappresenti un valido indicatore per attribuire i colori alle Regioni.

Zona rossa: il problema alla radice

Centro commerciale

Il numero dei contagi è cresciuto, idem le terapie intensive: di ciò bisogna prendere atto, non dell’Rt, un dato vecchio di 15 giorni, ha aggiunto Cicconi, prima di sottolineare il problema alla radice: il timore di stretta sul sistema ospedaliero.