Emanuele Costa: le parole del killer del cuoco romano

Giaccio avrebbe perso la testa quando ha visto Emanuele Costa negare di avere delle pendenze e non riconoscere i suoi investimenti

Confermato il movente economico dietro il delitto di Emanuele Costa, lo chef romano 41enne che ha perso la vita lo scorso 10 marzo davanti al suo locale. Fabio Giaccio, l’uomo che gli ha sparato, ha confessato tutto, compresi i motivi che lo hanno spinto a compiere un tale gesto efferato.

Emanuele Costanza

Era la sera del 10 marzo scorso quando gli agenti della Polizia Stradale di Roma sono intervenuti in via Germano Sommeiller a seguito di una segnalazione di un uomo privo di vita all’interno di un’automobile.

In seguito si è scoperto che la vittima era Emanuele Costanza, conosciuto da tutti come Chef Manuel Costa, titolare e cuoco del ristorante Osteria Degli Artisti nel quartiere Esquilino della Capitale.

Gli agenti di Polizia hanno rinvenuto sulla scena del delitto una pistola con il numero di matricola abraso. La stessa arma che, con due colpi, uno al torace e uno in testa, aveva tolto la vita al 41enne.

Subito sono iniziate le ricerche del responsabile del gesto, che però si sono interrotte poche ore più tardi. Lo stesso, infatti, si è presentato di sua spontanea volontà in questura, confessando quanto fatto poco prima.

Le parole del Killer di Emanuele Costanza

Emanuele Costanza

Il killer si chiama Fabio Giaccio, è un imprenditore napoletano di 43 anni e, come scoperto durante le indagini, aveva rapporti con la vittima a livello lavorativo.

Nel corso dell’interrogatorio l’uomo ha fornito dettagli sia sulla dinamica del delitto, sia sul movente dello stesso.

Emanuele Costanza

A quanto pare Costa si era rifiutato di mettere la sua parte in un investimento che prevedeva la riapertura di un locale, confinante con l’Osteria Degli Artisti, che già in passato i due avevano gestito. Il killer avrebbe detto:

Dovevamo fare dei lavoretti al Metropolis e questa volta toccava a lui pagare. La mia parte l’avevo già fatta. Invece lui ha cominciato prima a tergiversare, poi a scaricare su di me le responsabilità della chiusura e, infine, a pretendere che mi sobbarcassi io le spese che bisognava affrontare.

La lite secondo Giaccio sarebbe degenerata e dopo alcune urla e spintoni, lui ha tirato fuori il revolver ed ha premuto il grilletto: “Dopo averlo sentito negare di avere delle pendenze, nonostante tutto quello che io avevo investito, non c’ho visto più“.