Francesco Palomino Conga morto a 12 anni nel 2019: risarcimento alla famiglia
Il giudice di Lodi ha riconosciuto la responsabilità dell'ospedale nella morte di Francesco Palomino Conga: risarcimento alla famiglia
È stata ufficialmente riconosciuta la responsabilità dell’ospedale Predabissi di Vizzolo e della ASST Melegnano e Martesana per la morte del piccolo Francesco Palomino Conga. Il 12enne entrò in pronto soccorso il 28 dicembre 2019 alle 5 del mattino e dovette attendere oltre 15 ore prima di essere sottoposto ai dovuti esami. Il 30 dicembre morì.
Una vicenda drammatiche che sollevò molte polemiche allora e che continua a far parlare di sé ancora oggi, è quella avvenuta negli ultimi giorni dell’anno 2019 nell’ospedale Predabissi di Vizzolo.
Alle 5:41 del 28 dicembre di quell’anno, al pronto soccorso della struttura ospedaliera entrò, con fortissimi dolori addominali, l’allora 12enne Francesco Palomino Conga.
Il bimbo dovette attendere ben 14 ore sul lettino del pronto soccorso prima di essere sottoposto ad un esame radiologico. E addirittura 15 ore prima che gli venisse effettuata un’ecografia.
Esami che portarono alla diagnosi di un’occlusione intestinale e del conseguente intervento chirurgico, effettuato alle 2:30 del 29 dicembre, nel quale gli vennero asportati 38 cm di intestino.
Gli esami, la diagnosi e l’intervento arrivarono però troppo tardivamente, quando la situazione era già compromessa. Il giorno successivo, per lo strazio senza fine della sua famiglia, Francesco si spense per sempre.
Risarcimento alla famiglia di Francesco Palomino Conga
All’evento drammatico seguì ovviamente la denuncia da parte della famiglia Palomino Conga e le conseguenti indagini da parte delle autorità competenti.
Oggi, a quasi quattro anni dalla tragedia, la Procura di Lodi ha riconosciuto la responsabilità della morte del 12enne da parte dell’ospedale e della ASST Melegnano e Martesana. Quest’ultima è stata condannata al pagamento di un risarcimento alla famiglia, le cui cifre non sono però state rese note.
Il giudice di Lodi, nelle motivazioni, ha citato una perizia tecnica svolta durante le indagini, secondo la quale “il percorso diagnostico e la gestione clinica delle patologie che affliggevano il giovane, sin da suo arrivo al pronto soccorso del presidio ospedaliero di Vizzolo Predabissi sono stati caratterizzati da evidenti errori di diagnostica nonché da inesplicabili ritardi terapeutici“.
Sempre secondo il giudice, le “non scelte” del personale medico hanno causato un costante peggioramento delle condizioni del paziente e la diagnosi certa è arrivata con un estremo ritardo, quando il quadro clinico era già troppo seriamente compromesso.