Il marito di Liliana Resinovich vittima di una truffa: si sono finti il figlio per rubargli dei soldi, ma i due non si parlano da mesi
Il messaggio di aiuto da parte di un figlio è una truffa che sta prendendo sempre più piede: attenzione
Il marito di Liliana Resinovich ha denunciato pubblicamente una truffa di cui è appena stato vittima. Ha spiegato di esserci quasi cascato e che ha scelto di raccontarlo, per mettere in guardia quante più persone possibili.
Sebastiano Visintin è costantemente sotto la gogna mediatica, da quando la moglie Liliana Resinovich è scomparsa ed è stata poi ritrovata morta nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste.
Recentemente, è spuntata una nuova testimonianza al programma tv Chi l’ha visto. Si tratta di un’albergatrice che ha raccontato di una particolare conversazione avuta proprio con l’uomo dopo la scomparsa di Liliana.
Sebastiano è stato vittima di una delle truffe attraverso sms che circola da un po’ tra i genitori, soprattutto tra quelli più anziani. Da quando Liliana è scomparsa, il figlio dell’uomo ha tagliato ogni rapporto, proprio perché si è ritrovato coinvolto nelle indagini. Ma quando ha ricevuto quel messaggio, l’uomo si è emozionato, credendo che fosse davvero Piergiorgio.
Ciao papà, questo è il mio nuovo numero. Il mio vecchio cellulare è rotto. Puoi mandarmi un messaggio via WhatsApp?
Dal racconto di Sebastiano Visintin, una volta che la conversazione è passata su WhatsApp, la persona dall’altra parte del telefono, gli ha chiesto aiuto per pagare alcune bollette. Ha spiegato al genitore che avendo il cellulare rotto non poteva effettuare il bonifico, non potendo accedere al conto in banca e gli ha promesso che glieli avrebbe restituiti il prima possibile. Bollette per una somma di 1.955 euro.
Ero emozionato e nei messaggi ho garantito a quella persona, che credevo fosse mio figlio, che l’avrei aiutata. Ho chiesto tutte le specifiche e di rimando quel numero mi ha chiesto la foto dell’avvenuto versamento. Al momento di effettuare l’operazione ho chiamato quel numero ma non ho ricevuto risposta. Così ho chiesto a quel contatto di dirmi come si chiamava il boxer che avevamo in famiglia quando lui era piccolo e ovviamente il malfattore non mi ha risposto. Così ho capito che era una truffa. Ho scelto di renderlo pubblico perché volevo mettere sul chi va là altre persone, io per poco ci cascavo.
Sebastiano non è il primo ad aver denunciato la truffa, purtroppo in molti ci sono cascati. Le forze dell’ordine stanno indagando.