Inmaculada, 53enne spagnola, morta sul lavoro in un call center
I sindacati spagnoli hanno segnalato che i colleghi di Inmaculada hanno dovuto continuare a lavorare con il cadavere steso a terra
Si chiamava Inmaculada la dipendente di un call center spagnolo, con sede a Madrid, che lo scorso 13 giugno si è spenta improvvisamente dopo esser stata colta da un infarto, proprio mentre era a lavoro. L’episodio sta facendo molto discutere, poiché sembrerebbe che i colleghi della donna abbiano dovuto continuato a lavorare con il cadavere della 53enne ancora disteso in ufficio. Arrivata anche la risposta della società.
Un episodio tragico e che sta facendo molto discutere si è verificato in Spagna lo scorso 13 giugno. Più precisamente è successo tutto in una palazzina del quartiere Canillejas della capitale Madrid.
Lì dove ha la sede la Konecta BTO, una società che gestisce i call center di diverse compagnie telefoniche iberiche, come ad esempio la Movistar, la Vodafone e altre.
Sembrava un martedì di lavoro come tanti altri per gli operatori telefonici assunti nel suddetto ufficio. Improvvisamente, tuttavia, una operatrice di 53 anni, la signora Inmaculada, ha accusato un malore e si è accasciata sulla sua postazione.
I colleghi hanno provato per primi a soccorrerla e rianimarla. Tempestivo anche l’intervento dei soccorritori medici, ma il cuore della signora, purtroppo, non ha più ripreso a battere.
La denuncia dei sindacati a favore dei colleghi di Inmaculada
In seguito alla vicenda, è arrivata la denuncia dei sindacati, in particolare UGT e USO.
Secondo loro, i soccorritori, dopo aver constatato il decesso della donna hanno coperto con dei teli il cadavere e sono andati via.
A quel punto, stando a quanto emerso da alcune chat dei dipendenti, i superiori avrebbero detto agli operatori di continuare a rispondere alle chiamate di lavoro.
“È morta una collega, ma dicono di continuare a rispondere alle chiamate“, avrebbe scritto un dipendente ad un suo collega.
Puntuale è arrivata anche la risposta di Konecta BTO:
Potevano cambiare postazione, tornare a casa o restare al proprio posto. A nessuno è stato detto di restare sulla poltrona e continuare a rispondere alle telefonate. Nessuno è stato costretto, anzi, alcuni dipendenti sono ancora in smart working.
L’azienda ha anche confermato ai sindacati che il decesso di Inma verrà riconosciuto come infortunio sul lavoro e prevederà ogni risarcimento che da esso ne deriverà.
I colleghi, nel frattempo, hanno allestito un piccolo memoriale sulla postazione di Inma, ponendo sulla scrivania una sua foto, dei fiori e un cartello con la scritta: “Arrivederci Inma“.