Jessica Foscarin, morta a 31 anni: neo benigno rimosso sulla giovane, risulta maligno dopo 10 anni
10 anni fa, Jessica Foscarin aveva rimosso un neo benigno. Dopo la scoperta di un nodulo, è emerso che la diagnosi dell'epoca era sbagliata
La vicenda di Jessica Foscarin ha suscitato tanta rabbia. È morta alle età di 31 anni, a seguito di un melanoma maligno scoperto nello stesso punto in cui, 10 anni prima, la ragazza aveva tolto un neo definito benigno.
Aveva soltanto 19 anni, quando Jessica Foscarin si era sottoposta ad un intervento per rimuovere un neo sul seno, che dai medici era stato giudicato benigno. La sua vita è poi proseguita in modo normalissimo, ma trascorsi più di 10 anni è accaduto qualcosa che la giovane non si aspettava. Nello stesso punto, i medici hanno trovato un nodulo, risultato poi un melanoma maligno, che ha portato al suo decesso nel giro di pochi mesi. I familiari di Jessica hanno sporto denuncia e vogliono che venga fatta chiarezza sulla situazione. È stato richiesto un milione di euro di risarcimento danni.
Sono certi che dietro al decesso della trentunenne, ci sia stata una diagnosi sbagliata di quel neo rimosso. Secondo i familiari, se Jessica fosse stata curata nel modo giusto, sarebbe sopravvissuta e le metastasi non si sarebbero diffuse.
La verità sul neo di Jessica Foscarin
Durante le chemio e le cure, dopo la scoperta del nodulo, i medici hanno cercato di capire quale fosse l’origine del tumore. È stato allora che il pensiero di Jessica è tornato su quel neo benigno che le avevano rimosso in passato. Le cartelle cliniche e il campione di tessuto rimosso durante l’intervento, sono stati recuperati e analizzati nuovamente. Purtroppo è emersa la triste verità. Si trattava di un tumore maligno della pelle, la diagnosi era sbagliata. Ma ormai per la trentunenne era già troppo tardi e nel giro di pochi mesi si è spenta per sempre.
I legali della famiglia hanno avviato una battaglia legale, dopo la notizia di un collegamento tra quel neo e il nodulo e hanno richiesto un risarcimento. Il prossimo marzo inizierà il processo in sede civile.
Tuttavia, l’azienda Ulss 3 si è detta serena, poiché il caso clinico della vittima era complesso e la diagnosi estremamente difficile. Ecco quanto dichiarato:
In merito alla dolorosa vicenda della paziente, l’esito dell’accertamento tecnico preventivo del tribunale non certifica responsabilità evidenti degli ospedali coinvolti in merito ad analisi e cura effettuate, mettendo invece in luce la particolare difficoltà di diagnosi rispetto al caso clinico. Motivo per cui i legali della famiglia, non accettando questa prima evidenza, decidono in questi giorni di citare in giudizio l’azienda sanitaria. Inoltre la somma risarcitoria richiesta dei regali della famiglia, particolarmente ingente, induce l’azienda sanitaria a svolgere con i propri legali e con la compagnia assicurativa ogni ulteriore valutazione. Valutazione doverosa nei confronti dei cittadini a favore di una sempre corretta gestione delle risorse sanitarie pubbliche.