Leonardo Russo, ucciso di botte a 19 mesi: la mamma sviene in aula

Prima udienza del processo di Leonardo Russo, il bimbo ucciso a Novara: la mamma Gaia ha un malore in aula

È passato un anno dalla morte del piccolo Leonardo Russo, il bambino ucciso di botte a Novara. Per il suo omicidio sono stati accusati sua madre, una ragazza di 23 anni di nome Gaia Russo e quello che era il suo compagno, Nicolas Musi. I due avevano chiamato un’ambulanza, dichiarando che il bambino stava male, a seguito di una caduta dal lettone. Non ci è però voluto molto per smascherare quella menzogna.

Via al processo di Leonardo Russo
Credit: Gaia Russo Facebook

Purtroppo Loenardo è morto e dopo l’esame autoptico, l’ospedale ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. La causa della morte, era un’emorragia al fegato, conseguenza di un forte colpo all’addome. In più, il corpicino del bambino era ricoperto di lividi e ferite.

Nicolas e Gaia sono accusati di omicidio volontario aggravato. Il primo si trova in carcere, mentre la mamma si trova in una struttura protetta, dove ha dato alla luce un’altra bambina.

La prima udienza per la morte di Leonardo Russo

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Credit: Gaia Russo Facebook

Nella giornata di ieri, venerdì 16 ottobre 2020, nel Tribunale di Novara, è iniziato il processo sulla morte del piccolo Leonardo.

Durante l’udienza, quando Gaia Russo ha visto entrare in aula il suo ex compagno Nicolas, ha avuto un malore ed è caduta a terra.

Credit: Rai – YouTube

La giovane ha sempre negato ogni accusa, dichiarando che non è stata lei ad uccidere suo figlio, ma l’unico responsabile sarebbe Nicolas Musi. Mentre, quest’ultimo non ha mai confessato l’omicidio e si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere.

Il padre biologico del bambino

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Credit: Gaia Russo Facebook

La morte di Leonardo ha sconvolto l’intera comunità di Novara e tutti pretendono giustizia, soprattutto il suo papà biologico. Dopo la morte del bambino, Mouez Ajouli ha raccontato di essere stato allontanato dal piccolo Leo dalla famiglia di Gaia. Lo consideravano pericoloso, visti i suoi precedenti penali. Il bambino, infatti, non aveva nemmeno il suo cognome.

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