Mariantonietta Cutillo: svolta nelle indagini per la morte della 16enne

La morte di Mariantonietta Cutillo non si sarebbe verificata se il caricabatterie fosse stato a norma: 5 imprenditori sono indagati

Una decisiva svolta è arrivata nell’indagine aperta dopo la tragica morte di Mariantonietta Cutillo. La ragazzina di soli 16 anni lo scorso maggio morì a seguito di una scossa elettrica scaturita dalla caduta del suo telefono nella vasca da bagno in cui era immersa. Risultano ora indagati 5 imprenditori, di cui 4 cinesi. Cosa sta succedendo.

Indagine morte Mariantonietta Cutillo

L’evento risale allo scorso 2 maggio. Mariantonietta Cutillo, una ragazzina di soli 16 anni di Montefalcione, nell’avellinese, era immersa nella vasca da bagno e nel frattempo era in videochiamata con una sua amica coetanea.

Lo smartphone, attaccato alle presa della corrente con un caricabatterie, le è improvvisamente scivolato dalle mani ed è caduto proprio in acqua.

Immediatamente è partita una scarica elettrica che ha folgorato all’istante la giovane e ne ha provocato un decesso istantaneo.

A lanciare l’allarme è stata proprio l’amica che era al telefono con lei, che ha subito avvertito i genitori di Mariantonietta, i quali, tornando a casa, si sono ritrovati davanti una scena atroce.

5 indagati per la morte di Mariantonietta Cutillo

Indagine morte Mariantonietta Cutillo

La Procura di Avellino aveva da subito aperto un’indagine sull’accaduto, portata avanti dai Carabinieri di Mirabella Eclano.

Grazie al coinvolgimento ed all’operato del Racis, il Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche, si è arrivati ad una svolta e all’iscrizione nel registro degli indagati di 5 persone.

Si tratta di 5 imprenditori, di cui 4 cinesi, ritenuti responsabili della commercializzazione di caricabatterie, della stessa specie di cui di disponeva la ragazzina, risultati “non conformi agli standard di fabbricazione comunitari e pertanto potenzialmente pericolosi“.

Indagine morte Mariantonietta Cutillo

A seguito dei fatti emersi, le autorità, in via precauzionale, hanno provveduto a sequestrare i caricabatterie della stessa specie in diverse attività e città della Toscana e della Lombardia.

Nel rapporto stilato dal Racis, si legge che il problema sarebbe stato scaturito dal “condensatore ceramico a disco di questo particolare prodotto di importazione cinese. Il quale, dopo essere stato sottoposto ad accertamenti tecnici non ripetibili, avrebbe mostrato difetti riconducibili alla scarsa qualità tecnica del materiale con il quale tali dispositivi sono realizzati“.

Nello stesso rapporto è scritto anche che, qualora i materiali utilizzati fossero stati a norma di legge e idonei all’utilizzo, l’evento letale non si sarebbe verificato.

Seguiranno aggiornamenti su questa tragica vicenda.