Massimo Pomi, ex calciatore, è morto a soli 50 anni di Sla
Sono oltre 30 gli ex calciatori che dagli anni '60 hanno perso la loro battaglia contro la Sla: Massimo Pomi è l'ultimo di questa triste lista
Il mondo del calcio italiano ha recentemente subito un gravissimo lutto. Massimo Pomi, ex calciatore che ha avuto anche una breve parentesi nell’Inter, si è spento a soli 50 anni. A portarlo via è stata la Sla, la Sclerosi laterale amiotrofica, che dagli anni ’60 in poi ha colpito oltre 30 calciatori. Un dato preoccupante e che porta ad interrogarsi.
Una battaglia, quella di Pomi contro la Sla, che è durata oltre 14 anni e che lo ha visto spegnersi piano piano.
Una vita dedicata al calcio la sua, che lo ha visto girare tra diverse società della provincia di Lecco e anche una breve parentesi nell’Inter, che quando aveva solo 17 anni lo notò nel campionato di promozione e decise di dargli un’opportunità.
A soli 36 anni, quando si avvicinava alla fine della carriera, la scoperta della malattia e il ritiro forzato, poi la dura lotta e il tragico epilogo di qualche giorno fa.
Massimo Pomi è purtroppo l’ennesimo ex calciatore che si è ritrovato a lottare invano contro questo mostro imbattibile chiamato Sla.
Massimo Pomi e non solo
Alcuni esperti hanno potuto infatti notare che la percentuale di ex calciatori che hanno contratto la Sclerosi laterale amiotrofica in età ancora giovane è molto più alta rispetto alla media del resto della popolazione.
Se infatti la malattia colpisce un individuo quando in media ha circa 65 anni, negli ex frequentatori del pallone si parla di un età media di 35-45 anni.
Pensare che dagli anni sessanta in poi, soltanto in Italia, sono 33 gli ex calciatori che hanno contratto la Sla e di essa sono scomparsi. Una delle più mediaticamente impattanti è certamente stata quella di Stefano Borgonovo, ex campione tra le altre di Milan e Fiorentina.
Nel 1999 per la prima volta un magistrato, Raffaele Guariniello, aprì un’inchiesta dove emersero diverse ipotesi, tra cui il fatto che sui campi da calcio si utilizzino pesticidi e diserbanti chimici.
Altre ipotesi riguardano i ripetuti colpi alla testa che i calciatori subiscono quando colpiscono il pallone con il capo e, non di meno, i farmaci e anabolizzanti che, soprattutto dagli anni sessanta in poi, quasi tutte le società sportive somministravano agli atleti per accelerare i tempi di recupero da una gara o da un infortunio.