Morto a 25 anni senza un motivo, dopo 8 anni la famiglia di Aldo Naro chiede ancora giustizia: la straziante lettera sui social

Una lettera straziante, scritta in prima persona da Aldo Naro. I genitori, dopo 8 lunghi anni, continuano a chiedere giustizia per il medico

Sono passati 8 anni da quella straziante vicenda che ha per sempre spezzato la vita di Aldo Naro, un giovane medico pestato fuori la discoteca Goa di Palermo.

lettera Aldo Naro

Ben 8 lunghi anni, durante i quali i genitori non sono ancora riusciti ad avere giustizia. Udienza dopo udienza, eppure nessuno ha ancora pagato per quanto accaduto ad Aldo Naro.

Aldo Naro

La famiglia ha voluto pubblicare una lettera sui social per far sentire ancora una volta la voce del ragazzo. Una lettera scritta in prima persona dal giovane medico, che non ha l’opportunità di parlare e raccontare. Nessuno quella notte, fuori quella discoteca, ha fatto qualcosa per aiutarlo e nessuno racconta la “vera versione“.

Lo scorso anno, grazie a nuove indagini, nuove perizie e la riesumazione del cadavere, l’attenzione si è soffermata su 3 buttafuori. I genitori di Aldo chiedono solo che i colpevoli paghino. Soltanto allora potranno trovare la pace. Verità e giustizia, dopo 8 anni di sofferenze e di battaglie.

La lunga lettera di Aldo Naro

Ciao, io sono Aldo Naro, sono un medico chirurgo abilitato alla professione. Ho sacrificato tutto per diventarlo, amori, amici e il mio tempo libero per essere la migliore versione di me. Sicuramente l’ho fatto per rendere orgogliosi i miei genitori ma, principalmente, l’ho fatto per me stesso. Avrei dato me stesso per esserlo ma non è stato possibile, perché io da 8 anni ho soltanto 25 anni.

Aldo Naro

Sono stato ucciso a calci nella mia parte più preziosa, nella mia testa. Sono stato preso alle spalle, sono stato buttato a terra, mi hanno dato calci in testa, nelle costole perforandomi il polmone, mi hanno rotto il naso, schiacciato le dita, mi hanno rotto l’osso del collo a furia di calci. Cercavo di dire basta, di tirarmi su, cercavo di chiedere aiuto ai miei amici. Sono morto soffocato dal mio stesso sangue. Tutte le persone intorno a me si sono limitate a guardare, senza emozioni, quello che mi stava accadendo. Sono morto da solo, in un marciapiede del giardino interno di una discoteca al freddo, in camicia, buttato fuori a calci, per un motivo a me sconosciuto.

La lettera di Aldo si conclude con una richiesta, quella della verità e della giustizia. Il ragazzo racconta delle numerose udienze a cui i genitori sono stati costretti ad andare e nonostante tutto, dopo 8 anni, ancora nessuno ha pagato per il suo delitto.

Quanto deve aspettare una persona, un uomo, un medico incensurato per avere giustizia? Io volevo soltanto essere una brava persona e un bravo medico. Non avevo fatto nulla di male per meritare una fine così disumana.