Omicidio Alice Scagni: il racconto del marito a La vita in diretta
Il marito di Alice Scagni ha raccontato di averla vista morire dalla finestra della casa: "Ho avuto paura, mi sono barricato in casa"
Nuovi aggiornamenti sulla morte di Alice Scagni durante l’ultima puntata de La vita in diretta, andata in onda ieri, 3 maggio.
Il marito della vittima ha visto la scena dalla finestra e dopo che Alberto ha accoltellato la moglie, spaventato che potesse fare del male anche a lui e al figlio, si è barricato in casa. Nel frattempo ha lanciato l’allarme ai soccorsi e alle autorità.
Gianluca ha raccontato di avere dei ricordi confusi su ciò che è accaduto quella sera. Si ricorda che Alice Scagni è scesa con il cane, nonostante fosse buio. Quando ha sentito l’animale abbaiare in modo strano, si è affacciato alla finestra ed è stato allora che ha visto un uomo con un cappellino aggredire la moglie. Ha subito capito che si trattava del fratello Alberto.
Ho chiamato subito il 118 e poi ho chiuso la porta perché mia moglie aveva le chiavi di casa con sé e credevo che lui avrebbe potuto rubargliele per fare del male al mio bambino. Ho impugnato un coltello per tagliare il pane, era la prima arma che avevo a disposizione. Dopo un minuto, sono uscito ancora una volta e ho visto che lui non c’era più: penso che Alberto fosse imboscato dietro a un cespuglio, tanto che Alice è stata ammazzata appena a dieci metri dalla porta, non è nemmeno riuscita a scappare.
L’uomo ha poi spiegato che ultimamente il cognato si comportava come uno stalker. Chiamava numerose volte al giorno e faceva delle richieste con una velata di minaccia.
Io non ho mai più risposto da dicembre a questa parte alle sue richieste. Faceva intendere di conoscere dei gangster. Non ho idea di cosa possa avere scatenato la sua rabbia: lui però parlava di chiedere decine di migliaia di euro ai genitori e a sua nonna. Io penso che avesse delle dipendenze
Alberto Scagni si è recato a casa di sua sorella e dopo una discussione in strada, l’ha accoltellata. Alice è morta a causa delle pugnalate alla schiena e all’addome. Non è riuscita a difendersi e a scampare alla morte. Ha gridato per chiedere aiuto. I vicini hanno allarmato i soccorsi, ma nessuno ha potuto fare nulla per salvarla.
La madre oggi punta il dito contro le autorità. Più volte avevano chiamato il 112 per chiedere l’intervento delle autorità per le minacce del figlio, anche quella stessa domenica, ma nessuno è mai intervenuto.
I genitori avevano richiesto anche una visita psichiatrica, ma gli avevano dato appuntamento dopo un mese. Secondo le dichiarazioni della donna, Alberto avrebbe dovuto sottoporsi ad una visita psichiatrica il 2 maggio, il giorno successivo alla tragedia.