Robert Clary, attore statunitense, morto all’età di 96 anni

Oltre che per i suoi lavori al cinema e in tv, Robert Clary è noto per la sua terribile esperienza da deportato nei campi di concentramento

Il mondo del cinema e della tv statunitense hanno appreso con grande tristezza la notizia della scomparsa di Robert Clary. Il suo nome rimane impresso a chi ha adorato le serie tv e fiction di successo in cui ha recitato, ma anche perché ha raccontato in prima persona la sua esperienza da prigioniero nei campi di concentramento nazisti.

Morto Robert Clary

Una vita lunga e piena di esperienze, quella di Clary, che è terminata lo scorso 16 novembre. L’attore se ne è andato all’età di 96 anni, nella sua casa di Los Angeles, accerchiato dall’affetto dei suoi cari.

A dare l’annuncio della sua scomparsa ci ha pensato la nipote Kim Wright, che lo ha ricordato per la meravigliosa persona che è stata, oltre che per il grande professionista che ha sempre dimostrato di essere.

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Robert Clary era nato a Parigi nel 1926 ed era l’ultimo dei 14 figli di una famiglia ebrea. Dopo la seconda guerra mondiale si trasferì negli Stati Uniti d’America, dove iniziò a lavorare nel mondo dello spettacolo, come cantante ma soprattutto come attore.

L’ultimo suo lavoro risale all’inizio degli anni ’90, quando ebbe una piccola parte nella soap opera Beautiful. Tuttavia, in precedenza, aveva recitato in tantissimi altri film e serie tv di successo soprattutto in territorio a stelle e strisce.

La prigionia di Robert Clary

Morto Robert Clary

Prima di trasferirsi in America nei primi anni ’50, la vita di Robert Clary è stata colpita da un dramma enorme.

Lui, insieme ai suoi fratelli e ai suoi genitori, essendo ebrei, vennero tutti deportati nei campi di concentramento nazisti della seconda guerra mondiale.

La prigionia di Robert durò 31 mesi e fu l’unico a sopravvivere di tutta la sua famiglia. Ci riuscì, come ha spesso raccontato, solo perché giovane, in salute e bravo a cantare e intrattenere i tedeschi.

Morto Robert Clary

Per quasi 40 anni l’attore ha scelto di non parlare pubblicamente della sue esperienza drammatica. Poi, come spiegato da lui stesso in un’intervista, si è aperto.

Per 36 anni ho tenuto queste esperienze durante la guerra rinchiuse dentro di me. Ma coloro che stanno tentando di negare l’Olocausto, la mia sofferenza e la sofferenza di milioni di altri mi hanno costretto a parlare.