Sven Goran Eriksson e la malattia: dal pancreas è passata agli altri organi
De Devitiis de Le Iene ha raggiunto Sven Goran Eriksson in Svezia, portandogli l'abbraccio dei tifosi e dei calciatori della Lazio
Durante l’intervista rilasciata da Sven Goran Eriksson all’inviato de Le Iene Nicolò De Devitiis, che lo ha raggiunto a casa sua in Svezia, l’ex allenatore ha raccontato di come procede la sua battaglia contro la malattia, di come l’ha scoperta e di come purtroppo si è impossessata di lui. Molto commovente il video messaggio dei calciatori della Lazio, guidati da lui nel 2000 alla vittoria dello storico scudetto.
Nicolò De Devitiis, inviato de Le Iene, ha recentemente raggiunto la Svezia, per la precisione Sunne, per andare a far visita a Sven Goran Eriksson.
Il nome dell’ex allenatore è purtroppo tornato alla cronaca nei giorni scorsi, per via del tragico annuncio fatto dallo stesso mister, riguardo al tumore che purtroppo ha scoperto di avere circa un anno fa e che è incurabile.
Durante l’intervista c’è stato spazio per i bei ricordi che il calcio ha impresso nella memoria di Sven, ma poi è stato ovviamente affrontato il discorso legato alla malattia.
Eriksson ha raccontato di come ha scoperto di essere malato. Un giorno era in cucina e d’un tratto è svenuto. In ospedale, in seguito ai dovuti controlli, ha scoperto di avere un tumore. Un cancro incurabile e inoperabile, che dal pancreas si è poi spostato al fegato e ai polmoni.
Come vuole essere ricordato Sven Goran Eriksson
È stato uno shock, spiega il mister della Lazio campione d’Italia 99-00, che avrebbe potuto piegarlo, ma lui non glielo ha permesso:
Se tu pensi a questo tumore tutti i giorni, tutti i minuti, tu diventerai matto. Io non ci penso molto e funziona. Io voglio continuare a vivere più a lungo possibile, ma non voglio vivere in una miseria mentale.
Immancabile la commozione nel momento in cui l’inviato gli mostra un video messaggio da parte prima di alcuni tifosi della Lazio, e poi di tutti i calciatori di quell’annata fantastica. ,
Da Vieri a Mancini, passando per Pancaro, Marcheggiani, Nesta e tutti gli altri. Tutti uniti nel sottolineare di che persona speciale sia e nel mandare un caloroso abbraccio.
In conclusione, Sven dice come gli piacerebbe essere ricordato:
“Come uno che ha tentato di educare giocatori, figli. Bravino come allenatore, un uomo perbene”.