Sindrome da stanchezza cronica: cos’è, sintomi e cure
Con sindrome da stanchezza cronica si intende una disturbo ben preciso che attanaglia molte persone: ecco di cosa si stratta e quali sono le cure
Quando si parla di sindrome da stanchezza cronica si sta paradossalmente parlando di un disturbo che attanaglia moltissime persone. Ci sono differenti cause e situazioni che vanno a confluire nello sviluppo di questa sindrome. Vediamo di cosa si tratta, quali sono i sintomi e quali sono le cure contro questo disturbo.
Che cos’è la sindrome da stanchezza cronica
Quando si parla di una sindrome, in linea generale si sta parlando di un disturbo che colpisce il corpo e la mente di una persona. In questo caso particolare, si tratta di una sindrome che va a colpire precisamente lo stato psico fisico dell’essere umano. Un altro nome con il quale si può identificare questa situazione cronica è sindrome da fatica cronica, CFS o encefalomielite mialgica.
Insomma, in qualsiasi modo la si voglia chiamare, la sindrome da stanchezza cronica va a colpire moltissime persone nel mondo. Secondo uno studio preciso, le persone che ne soffrono nel Regno Unito, il campione di popolo scelto dai ricercatori, sono circa 250 000. Le persone più colpite hanno tra i 40 e i 50 anni e sono in particolare donne, ma in realtà può colpire chiunque. Si tratta di un disturbo molto complesso. In particolare, chi ne soffre non può trovare le cause all’interno di attività estenuanti e non riesce a curarlo solamente con il riposo, ma le sue cause sono molto più profonde di quello che si possa pensare.
Possibili cause della CFS
Il problema principale che risiede dietro questa sindrome è in particolare uno: non si sono trovate le cause specifiche. Di fatto, tutto quello che si sa sono mere supposizioni. Innanzitutto, si è pensato che un motivo potesse essere di tipo virale. Infatti, una delle probabili cause è un’infezione causata da virus. Questa ipotesi nasce dal fatto che diversi pazienti affetti da questa sindrome prima di svilupparla hanno avuto patologie di tipo virale. I virus incriminati sono, per esempio, Epstein – Barr, il quale fa sviluppare la mononucleosi, Herpesvirus umano 6 e quello della leucemia del topo.
Un’altra ipotesi si snoda intorno a difetti del sistema immunitario. Si è notato che negli individui ammalati di CFS il sistema immunitario funziona in modo scorretto. Essendo una situazione comune a molti si è pensato che fosse per l’appunto una delle possibili cause, ma di fatto non si è trovato nulla che colleghi i due eventi. Rimane, per l’appunto, una supposizione.
Alcuni hanno dato la colpa agli ormoni. Infatti, si è pensato anche che si potesse trattare di problemi ormonali. Il tutto, anche qui, si basa su alcune statistiche che rivelano che diversi pazienti hanno problemi ormonali appartenenti all’asse ipotalamo – ipofisi – surrene.
Ultima, ma non meno importante, è la causa risiedente nei problemi di natura psicologica. Infatti, anche qui una grande fetta di persone affette da questo disturbo ha riportato stati di stress acuto oppure un forte trauma emotivo. Ma anche qui, nonostante il collegamento possa sembrare teoricamente logico, in modo pratico e scientifico non si è capito come le due cose siano legate.
Sintomi della sindrome da fatica cronica
Come il nome sicuramente può far intendere, questa particolare sindrome è caratterizzata, innanzitutto, da un grande senso di stanchezza. Si tratta di fatica persistente, che sicuramente è il campanellino dall’allarme principale da dover ascoltare quando si tratta di questo disturbo.
Di fatto, quelli che portano a confondere, sono i disturbi secondari. Infatti, questi non sono affatto sintomi peculiari, ma sono piuttosto generici e si possono facilmente confondere con una comune influenza. Qual è l’elemento distintivo? La durata. Non si possono curare con una semplice tachipirina e con del riposo. Per questo si deve subito pensare a qualcosa di diverso.
Un elenco di sintomi da non sottovalutare è:
- Dolore muscolare;
- Dolore osseo;
- Deficit di memoria;
- Problemi a concentrarsi;
- Linfonodi ingrossati;
- Dolore alle articolazioni;
- Mal di testa frequenti e intensi;
- Sonno non ristoratore.
La fatica, principalmente, è più simile ad un senso di spossatezza. Si percepisce la sensazione di non avere più forze, di essere impossibilitati a are qualsiasi tipo di attività perché troppo faticosa e perché il fisico non reggerebbe. Tutti questo, ovviamente, nonostante non si sia fatto nulla di pesante. Il problema più grande, però, rimane il fatto che questa fatica sembra non riesca in alcun modo a passare, ma che sia persistente e perenne, nonostante il corpo sia di fatto riposato.
Ci sono diversi motivi per rivolgersi immediatamente ad un medico nel caso in cui questi disturbi siano presenti in maggioranza. Innanzitutto perché potrebbero essere la manifestazione di una problematica più grande o di una patologia più importante. Per esempio, sono sintomi riscontrabili anche nella sclerosi multipla, oppure nell’ipotiroidismo oppure nella depressione. In secondo luogo anche perché si potrebbe incorrere in molteplici complicazioni. Una situazione frustrate come questa potrebbe tranquillamente portare ad una depressione molto importante. Non bisogna, quindi, sottovalutare nessun aspetto.
Come arrivare ad una diagnosi
Come per le cause, anche la diagnosi non ha una configurazione precisa. A fare la diagnosi è ovviamente il medico, che si basa su criteri generali, ma che possono aiutare nel distinguere questo disturbo. Il processo diagnostico, in questo caso, porta ad una conclusione per esclusione. In particolare, il medico va ad escludere che la sintomatologia riportata non sia causata da altre malattie, meglio identificate.
Questo metodo diagnostico prende il nome di diagnosi differenziale. Il medico curante, prima di parlare di encefalomielite mialgica deve scartare altre malattie. Quindi, innanzitutto, deve assicurarsi che i sintomi non siano dovuti a problematiche come, per esempio, disturbo del sonno. Quest’ultimo può essere causato da stati come insonnia ed altri simili.
Deve escludere che si tratti di malattie legati agli ormoni, come l’ipotiroidismo. Quest’ultima ha una sintomatologia molto simile alla CFS. Simile a questa sono anche il diabete, l’anemia ed altre patologie di carattere cronico. In questo senso si affronta la cosa facendo analisi di laboratorio specifiche per alcuni valori.
Ultimo criterio, ma non meno importante, è che si deve essere certi che il paziente non sia già depresso o che non abbia problematiche di carattere psichiatrico come: ansia, disturbo bipolare della personalità o schizofrenia. Ovviamente, a fare questo genere di accertamenti è lo psichiatra, che vaglia con tecniche specifiche ogni opzione.
Qual è la terapia contro la sindrome da stanchezza cronica
Quando si arriva a diagnosticare la sindrome da stanchezza cronica si è, praticamente, escluso tutto il resto. Questo è un fattore positivo, dato che da questo momento non rimane altro che andare dritti contro questa problematica. Come detto precedentemente, non c’è una cura specifica, ma ci si basa sui sintomi.
L’obiettivo, in questo caso, è l’attenuazione dei sintomi. Esistono, per questo motivo, delle strategie terapeutiche che permettono di andare contro questo problema. Ovviamente, non essendo completamente delineata la problematica, sono molti e accesi i dibattiti sulle terapie applicate. Questo perché non su tutti i pazienti queste strategie danno benefici. In alcuni casi, addirittura, ci sono stati dei peggioramenti. Quindi tutto quello che verrà riportato va essenzialmente preso con le pinze.
Terapia cognitivo – comportamentale
Come si può ben dedurre dal nome, non si tratta di un trattamento a base farmaceutica, ma è focalizzato più che altro su una terapia di base psicologica. L’obiettivo è quello di portare il paziente a riconoscere di avere un disturbo, un problema, al fine di correggere il tiro. Si deve portare il malato a dominare la sua sindrome e non a soccomberle.
Questo genere di approccio è di carattere puramente psicologico e viene spesso utilizzato quando si tratta di affrontare malattie mentali: l’accettazione è il primo passo per curare una patologia di questo genere. Pare siano stati anche molti i casi in cui questo metodo ha avuto buoni risultati in pazienti con encefalomielite mialgica. Rimane di fatto, però, che ci sono anche stati casi di peggioramenti dopo l’attuazione di questa terapia. La medicina, purtroppo, non è una scienza esatta.
Esercizio graduale
Continuando sempre sulla scia di terapie comportamentali, troviamo anche quella dell’esercizio graduale. Di fatto il nome dice tre quarti del significato del trattamento. In pratica consiste nel far praticare al malato cronico un po’ di esercizio fisico ogni giorno. Più si va avanti con i giorni, più l’esercizio aumenta di intensità e durata.
Importantissimo in questa tipologia di approccio è che il movimento aumenti in modo graduale e a piccole dosi. Questo vuol dire che il primo giorno sarà minimale, una camminata di 10 minuti, fino ad arrivare a fare delle vere e proprie corse intense di 1 ora. L’importanza risiede principalmente nel voler evitare il più possibile che l’esperienza risulti traumatica, altrimenti sarebbe tutto vano.
Terapie a base farmaceutica
Come in ogni situazione patologica, c’è sempre un ripiego di carattere farmaceutico. La sindrome da stanchezza cronica è fondamentalmente una situazione di carattere psico – somatico, per quanto ancora se ne sappia. Di fatto, però, questa potrebbe degenerare, fino ad arrivare a far sviluppare malattie psicologiche e somatiche davvero gravi. In questi casi si deve intervenire con aiuti farmacologici.
Sostanzialmente , questa sindrome potrebbe sfociare nella depressione. Se capitasse una situazione simile, rivolgendosi ad un qualsiasi psichiatra, si potranno sicuramente prendere farmaci antidepressivi. Altro caso nel quale, partendo da questa patologia, si utilizzano questi farmaci è in casi di isolamento sociale o anche ansia sociale.
Tra questi farmaci, il più utilizzato è l’amitriptilina, un farmaco molto potente e con parecchie controindicazioni. Bisogna perciò essere molto attenti e seguire passo passo le indicazioni di uno psichiatra o di uno psicoterapeuta. In alcuni casi, questi farmaci potrebbero peggiorare la situazione.
Un’altra alternativa farmacologica sono gli antidolorifici. Questi sono presi in considerazione nel momento in cui il paziente presenta anche e sopratutto dolori fisici, come ai muscoli, articolazioni e alle ossa. In questo caso si può pensare di aiutare il fisico in questo modo, sempre sotto consiglio del medico curante.
Consigli per lo stile di vita
Ora, tutti sanno che lo stile di vita che si tiene e si sostiene è importantissimo sotto molti punti di vista. Sicuramente, ha una preponderanza di carattere psicologico, oltre che fisico. In questo senso, si può comprendere come questa patologia, trattata fino ad adesso maggiormente come disturbo mentale, possa essere attenuata con uno stile di vita giusto.
Ci sono delle piccole accortezze che persone affette da questo problema dovrebbero seguire. Tra queste, per esempio, c’è il consiglio di evitare assunzione di caffè e bevande alcoliche. Inoltre, si pensa sia necessario non magiare troppi zuccheri e i dolcificanti artificiali. Mangiare leggeri, senza appesantirsi, con piccoli pasti, ma frequenti durante l’arco della giornata.
Dal punto di vista sociale, invece, si devono assolutamente evitare situazioni stressanti e frustranti. Importantissimo è riuscire a ritagliarsi sempre del tempo per rilassarsi durante le 24 ore, per calmare i nervi. Inoltre, si consiglia di avere sempre una certa routine e quotidianità: andare a letto preso e sempre alla stessa ora, evitando, se possibile, di fare lunghi pisolini durante il giorno.
Perché è importante andare in terapia
Molti pensano che dallo psichiatra ci vada il pazzo. Sfatiamo immediatamente questo mito: non è affatto così. La tutela della propria mente e la cura di quest’ultima è essenziale per riuscire a condurre una vita tranquilla e sana. Sicuramente molti hanno sentito questo concetto, ma è veramente giusto affermare che tutto il corpo parte e si muove solo e soltanto se è la mente a dirglielo.
Per quanto riguarda la sindrome da stanchezza cronica, ci sono sicuramente diverse terapie psicologiche che possono offrire notevole sostegno in questo caso. Non si deve fare tutta la fatica da soli, non si deve combattere in uno. Uno psicoterapeuta saprà sicuramente cosa è giusto o non è giusto consigliare ad un paziente affetto da questo disturbo, perché è suo dovere e compito saperlo.
Queste tipologie di terapie non solo aiutano a curare situazioni limite, come degenerazione della patologia in depressione ed ansia, ma anche a contenerle. La prevenzione non è solamente fisica. Se si sentono dolori all’addome, o se una donna sente un bozzo al seno, si corre subito da uno specialista per fare degli accorgimenti o se ne fanno periodicamente senza avere alcun sintomo. Perché, invece, non si fa lo stesso anche con la propria mente?
Ci sono società, culture, nelle quali avere uno psicologo di fiducia, uno psicoterapeuta, è considerata una cosa normale, quasi scontata. Anche se non si soffre di alcun disturbo, è fondamentale tutelarsi al fine di prevenire la comparsa di qualcuno di questi. In sostanza, tutto risiede nella capacità di una persona di accorgersi che la propria mente è fondamentale al sostentamento del corpo e che, per questo motivo, va preservata nel miglior modo possibile.