Sindrome del tunnel carpale: cos’è, cause e soluzioni

Conoscere le caratteristiche, cause e rimedi di una patologia è importante per affrontarla: ecco allora quello che si sa della sindrome del tunnel carpale

Sono diversi le sindromi e i disturbi che colpiscono un’ampia cerchia di persone al mondo. Tra questi c’è, certamente, anche la sindrome del tunnel carpale. Questo disturbo colpisce un ampio numero di persone, per questo motivo è bene conoscerlo e riconoscerlo.

Questo perché, da come si manifesta, si riesce a capire il problema e a partire con una marcia in più per risolverlo ed affrontarlo nel modo giusto. Quindi, vediamo che cos’è la sindrome del tunnel carpale, come si manifesta ed anche come si cura.

Che cos’è la sindrome del tunnel carpale?

Dolore al tunnel carpale

Per parlare della sindrome del tunnel carpale, bisogna prima mettere bene in chiaro che cos’è il tunnel carpale. Il tunnel carpale è una struttura ossea legamentosa che prende la forma di arco ed è situata nella parte interna del polso e il palmo della mano.

Il nome di tunnel viene utilizzato principalmente perché conferisce un vero e proprio passaggio, proprio come un tunnel, per ben 9 tendini ed anche per un nervo, che è proprio quello che ci riguarda.

Il nervo mediano e le cause della Sindrome del tunnel carpale

Si tratta del nervo mediano. Questo è un nervo adibito principalmente alla parte sensoriale della mano, ma anche motoria. Il nervo mediano origina dall’ascella e, passando per tutto il braccio, converge, attraverso il polso, al palmo della mano ed anche alle dita, ad eccezione del mignolo.

Il suo ruolo principale è la funzione sensitiva, in quanto provvede alle capacità tattili del palmo della mano, ma non solo quello. Infatti, provvede anche ad una funzione motoria, in quanto garantisce e gestisce la mobilità della mano, in particolare del pollice, indice, medio ed anche una parte dell’anulare.

Messo in chiaro questo, bisogna spiegare anche in che cosa consiste la sindrome del tunnel carpale. Come abbiamo detto, sotto il tunnel carpale passano diversi elementi importanti per la sensibilità e mobilità della mano. Vien da sé capire come è normale avere problemi a queste attività quando si tratta di sindrome del tunnel carpale. Infatti, quest’ultima è proprio la compressione del nervo mediano. Ma che cos’è la compressione di un nervo?

La compressione del nervo

La compressione di un nervo è una situazione molto fastidiosa nella quale un nervo, con qualsiasi tipo di funzionalità, viene compresso dai tessuti circostanti. Questo nervo, schiacciato, tende ad irritarsi, andando a compromettere anche parte della sua funzionalità, qualsiasi essa sia.

I nervi del corpo umano che possono andare incontro a questa problematica sono diversi. Il numero è talmente tanto che i medici hanno deciso di catalogare queste situazioni come vere e proprie patologie, chiamate con il nome di sindromi da compressione nervosa. Sono diversi i nomi delle patologie causate da una sindrome da compressione nervosa e prendono nomi diversi in base ai nervi che prendono in considerazione. Per esempio, c’è la sindrome del tunnel tarsale, simile al tunnel carpale, oppure la meralgia parestesica, la quale include il nervo laterale della coscia.

La sindrome del tunnel carpale non ha una fascia di età o tipologia di persona specifiche, ma può colpire tutte le tipologie di persone, dato che non c’è una predisposizione specifica. Tuttavia, secondo diversi studi scientifici, pare che questa sindrome arrivi a colpire principalmente persone di età medio avanzata, dai 45 ai 60 anni. Inoltre, pare colpisca principalmente le donne, con un rapporto di 3 ad 1 per le signore.

Cause della sindrome tunnel carpale

Anatomia tunnel carpale

In base allo studio di diversi casi clinici, pare sia uscito fuori un collegamento tra la sindrome del tunnel carpale e determinate situazioni che promuovono l’insorgenza di questa patologia. Tali circostanze hanno origine da diversi fattori, di diversa natura, ma che tutti singolarmente, o insieme, riescono a far venir fuori questa problematica.

Il primo fattore da prendere in considerazione è il fattore anatomico. Quando si tratta di anatomia di un corpo, si parla di una determinata costituzione congenita che potrebbe essere favorevole o svantaggiosa a diverse situazioni. In questo caso, un fattore anatomico sfavorevole potrebbe essere un tunnel carpale troppo stretto, che quindi è più portato, per natura, all’insorgenza di questa patologia. Tuttavia, non si tratta di una conseguenza sicura o certa, dato che ci sono individui, con polsi molto stretti, che non hanno mai avuto problemi con questa patologia o sintomatologie collegabili a questo problema.

Donne e Sindrome del tunnel carpale

Un altro fattore, sempre naturale e congenito, potrebbe essere il sesso. Secondo dati statistici raccolti su più pazienti e in diverse situazioni, pare proprio che il sesso più colpito sia quello femminile. Infatti, sembra che le donne siano congenitamente più portate a sviluppare, nel tempo, la sindrome del tunnel carpale.

Fattore che si ritrova come causa di tantissime patologie è proprio la conformazione e storia famigliare. Infatti, pare proprio che la sindrome del tunnel carpale sia ricorrente all’interno di una sola famiglia. Spesso queste sono delle predisposizioni genetiche alle quali si va incontro in modo incondizionato. L’ereditarietà di questa patologia è ancora un’ipotesi interessante da verificare sotto il punto di vista biologico molecolare.

Altro fattore importante, da non sottovalutare, potrebbe essere una condizione patologica particolare. Infatti, secondo alcune fonti e studi specifici, ci sono alcune patologie che possono creare delle situazioni favorevoli a questo tipo di patologia. Stiamo parlando, per esempio, del diabete, l’artrite reumatoide, l’ipotiroidismo, la ritenzione idrica cronica e via dicendo.

In alcune donne, inoltre, è stato riscontrato che anche le gravidanze sono favorevoli allo sviluppo della sindrome del tunnel carpale. Pare infatti che in diverse donne incinte si sia sviluppata tale malattia, proprio durante il periodo di gestazione. Tuttavia, secondo alcuni ricercatori sembra esserci un collegamento tra questo e la situazione di ritenzione idrica che caratterizza moltissime donne in gravidanza. Inoltre, sembra proprio che, una volta avvenuto il parto, il disturbo si risolva automaticamente.

Sicuramente, un aiuto allo sviluppo di tale patologia lo danno traumi ed infortuni alla zona interessata. Le fratture del polso, per esempio, modificano l’anatomia del polso e, conseguenzialmente, anche del tunnel carpale.

Ultimo fattore, ma non meno incidente, potrebbero essere attività manuali ripetitive. Se di fatto non esistano prove scientifiche che confermino questa teoria, pare proprio che attività di questo genere possano provocare dei minitraumi, come delle microfratture, a livello del polso che potrebbero provocare questa sindrome. Tra le attività potenzialmente più logoranti per questa zona c’è, per esempio, suonare uno strumento, usare strumenti di lavoro vibranti, come motoseghe, oppure passare molto tempo durante la giornata con il pc a scrivere.

Sintomi della sindrome del tunnel carpale

Sindrome del tunnel carpale

Ora, dopo aver analizzato quale sono le cause e le generalità di questa patologia, così comune, ecco che parleremo di quelli che sono i sintomi principali di questa problematica così diffusa. Come detto in precedenza, la parte del corpo interessata a questo problema è quella del polso e della mano, perciò la sintomatologia si concentrerà in questa zona del corpo.

In particolare, la compressione nervoso dà principalmente problematiche collegate proprio alla funzione pratica di quel nervo. In questo caso, quindi, i problemi si concentreranno principalmente nelle capacità sensoriali e motorie della mano.

Il nervo interessato, il nervo mediamo, parte da molto più su della mano, ma i problemi generalmente saranno legati a quella zona in quanto il tunnel carpale, corrotto, andrà con molta probabilità a dare problematiche nella zona dopo di esso, non precedente.

Sindrome del Tunnel Carpale: sintomi

I principali sintomi sono: formicolio, senso di intorpidimento e dolore. Essendo una lesione non imminente, ma creata con molta probabilità con il tempo, si capisce bene come questi sintomi non verranno fuori tutti insieme, ma un po’ alla volta, gradualmente. Inoltre, si è notato che tendono a peggiorare in due situazioni in particolare.

Innanzitutto durante la notte, probabilmente a causa di movimenti o flessioni involontarie, ma anche quando si mette in tensione l’articolazione interessata, quindi il polso. I sintomi, però, non finiscono certamente qui. Per capire in modo corretto la patologia, bisogna innanzitutto capirne tutte le problematiche associate, in modo da individuarla più facilmente.

Come abbiamo detto in precedenza, la zona che ne risente di più è la terminazione dell’arto superiore, quindi la mano e le dita, ma non è detto che non abbia conseguenze anche nel resto del braccio. Infatti, il nervo mediano parte da sotto l’ascella e attraversa l’intero arto, quindi è ovviamente tutto strettamente collegato ed è impossibile pensare che non ci possano essere conseguenze di una patologia simile anche nel resto del braccio.

Infatti, tra i sintomi più comuni abbiamo dolore sordo all’avambraccio e al braccio, parestesia di tutto l’arto coinvolto, quindi generale senso di intorpidimento e dolore diffuso, pelle secca e gonfiore del tessuto, dovuto alla pressione esercitata sul nervo, difficoltà a piegare il pollice.

Ancora, però, vediamo anche atrofia, ossia indebolimento dei muscoli che governano il movimento del pollice, ovviamente stimolato dal nervo mediano. Si aggiunge alla lista anche ipoestesia, ossia riduzione della sensibilità, ed anche difficoltà ad impugnare gli oggetti e nella mobilità della mano e delle dita.

Allo stesso modo dei tre sintomi principali, anche questi peggiorano con il tempo, quindi non tutto insieme.

Diagnosi della sindrome del tunnel carpale

Diagnosi tunnel carpale

Come si sa, per individuare qualsiasi malattia, bisogna che il medico segua un percorso diagnostico specifico che riesca a portare alla luce tutte le diverse problematiche, in modo da individuare il problema che sta all’origine.

La prima cosa che si controlla sono le abitudini del paziente, in modo da capire se ci possono essere stati dei traumi causati da movimenti ben precisi. In questo caso, si parla di quelle attività specifiche che richiedono un continuo e, a lungo andare, logorante utilizzo del polso e delle dita, che può creare danni al tunnel carpale.

Storia clinica e movimenti del paziente

Oltre a questo, si faranno sicuramente degli esami specifici che possono individuare le lesioni, come un esame obiettivo. In questo caso il medico analizza il polso e la mano come prima cosa, poi passa a chiedere al paziente di descrivere i sintomi e le difficoltà avvertite, quali sono le dita dolenti e di compiere determinati movimenti con queste ultime. Infine, come spesso capita, interroga il paziente sulla sua storia clinica, andando ad analizzare problematiche che possono essere insorte a causa di eventi passati.

Per quanto riguarda i movimenti delle dita, il medico ovviamente chiederà di dita specifiche. Come detto in precedenza, il mignolo non è influenzato dal nervo mediano, per questo motivo se il dolore è a suo carico significa che la problematica è un’altra. Un altro classico movimento che viene fatto in questa prima parte di diagnostica è, per esempio, una flessione del polso ripetuta per almeno un minuto. Insieme a questo viene anche chiesto al paziente di stringersi il polso in corrispondenza del tunnel carpale e vedere se prova o meno dolore.

Se questo esame obiettivo non convince al 100% il medico, si può ricorrere ad esami più particolari e specifici, prima di pensare ad una terapia d’attacco. Infatti, dietro ai sintomi della sindrome del tunnel carpale, si potrebbe nascondere una patologia più pericolosa e nociva, essendo comunque coinvolto il sistema nervoso.

Le analisi specifiche

Perciò, si pensa di ricorrere ad esami particolari come lo studio della conduzione nervosa, in gergo medico elettroneurografia. Con questo esame viene rilevato quanto è veloce di fatto la conduzione dell’impulso nervoso in quella zona del corpo. Viene fatta posizionando due elettrodi, uno sulla mano e l’altro sul polso. Questi stimoleranno il nervo mediano ad inviare un impulso nervoso e se questo subisce un rallentamento a livello del tunnel carpale, significa che c’è una compressione in quel punto.

Un altro test è l’elettromiografia. Anche qui, si va ad analizzare l’attività elettrica. Infatti, in questo caso si analizza questa attività a livello dei muscoli, inserendo anche qui degli elettrodi in zone specifiche. Nel caso della sindrome del tunnel carpale, viene richiesta per escludere un trauma a livello muscolare.

Se dall’esame obiettivo emergono probabilità di fratture in quella zona, viene effettuato anche un test a raggi x, ossia un esame radiologico. Può essere effettuato anche a causa di un disturbo articolare neurodegenerativo, come l’artrite reumatoide.

Quando la causa probabile del disturbo è un’altra patologia come il diabete, la gotta o quelle dette in precedenza, il medico può richiedere anche esami del sangue per accertarsi di questa probabilità.

Cure per la sindrome del tunnel carpale

Tutore per polso

Come capita in moltissimi casi, gli approcci e i trattamenti applicabili sono di diversi tipi. Spesso, si dividono in due tipologie principali: trattamenti conservativi e trattamenti chirurgici, come capita anche in caso di appendicite. Ovviamente, hanno un modo di agire e uno scopo completamente diverso.

Trattamento conservativo

Per quanto riguarda il trattamento conservativo, questo si basa principalmente su fattori di conservazione della problematica, ma non di una risoluzione completa. Può essere di due tipi: a base di farmaci oppure con tutori. Per quanto riguarda i farmaci, il trattamento consigliato principalmente è a causa di corticosteroidi. Si tratta di potenti farmaci antinfiammatori che possono essere somministrati sia tramite bocca che tramite un’iniezione locale, nel polso dolente. Un uso prolungato di questi farmaci, però, può avere effetti negativi, come ipertensione, osteoporosi ed altre controindicazioni.

Ricorso ai tutori

Per quanto riguarda i tutori, invece, sono utilizzati principalmente durante la notte. L’obiettivo è quello di non permettere al polso di flettersi o muoversi in modo scorretto, al fine di non peggiorare ulteriormente la situazione, creando magari altre lesioni. Gli effetti, in questo caso, non sono immediati, ma bisogna aspettare qualche settimana prima che faccia effetto.

I medici, inoltre, consigliano di tenere il polso a riposo e di applicare sopra del ghiaccio. Questo perché in questo modo si allevia lo stesso nel polso, mentre il ghiaccio aiuta a combattere il gonfiore.

Intervento chirurgico

Un altro metodo d’attacco potrebbe essere, in alcuni casi, l’intervento chirurgico. Questa opzione si considera quando i livelli delle problematiche nel polso sono elevati e i dolori sono intensi. Sopratutto, si sceglie specialmente quando i problemi sono esistenti da almeno 6 mesi. L’operazione avviene in ambito ambulatoriale, quindi prevede un anestesia localizzata solo alla zona del polso.

Ci sono due tipologie di intervento: a cielo aperto e a cielo chiuso. Il primo tipo rappresenta l’intervento che inizia nel momento in cui il chirurgo pratica una lunga incisione dalla quale arriva direttamente al nervo mediano.

Il secondo tipo, invece, è l’artroscopia, un intervento che non apre totalmente. La scelta dell’uno o l’altro è da attribuirsi esclusivamente in base alla valutazione del chirurgo curante.

Dopo l’intervento il paziente indosserà una benda per alcuni giorni, poi sostituirà quest’ultima con un tutore e da lì in poi comincerà gli esercizi per la riabilitazione dell’articolazione. In questo caso possono esserci, seppur raramente, piccole complicanze come: emorragie, danni al nervo o cicatrici. In alcuni casi può capitare che si vada incontro ad una recidiva.

Prevenire è meglio che curare

Polso a riposo

Come molto spesso i medici ci suggeriscono, conviene sempre puntare sulla prevenzione per una patologia, piuttosto che curare quest’ultima quando è in atto. Lo stesso discorso vale anche per il tunnel carpale. Infatti, si consiglia principalmente di ridurre gli sforzi, fare delle pause frequenti quando viene usata l’articolazione per molto tempo, fare attenzione a come si posiziona il polso e migliorare l’intera postura del corpo per aiutare l’articolazione.

Nonostante questi non siano fattori di rischio comprovati, si consiglia comunque di non rischiare, prevenendo in questo modo problematiche future.