Pino Scaccia, morto a 74 anni il giornalista Rai: “Hai dato lustro al Servizio Pubblico”
È stato uno dei reporter di punta del Tg1
È morto Pino Scaccia, inviato del Tg1 tra i fondatori di Articolo 21. Il giornalista, 74 anni, ha raccontato eventi cardine della storia contemporanea: dalla prima Guerra del Golfo alla fine dell’ex Unione Sovietica, fino ad affrontare la crisi in Afghanistan.
Pino Scaccia: la spedizione in Iraq
È noto pure per l’impegno profuso in Iraq, dove tra i suoi compagni di viaggio ebbe il collega Enzo Baldoni, il pubblicitario decapitato dai fondamentalisti. Ricoverato presso l’ospedale San Camillo, Pino Scaccia è scomparso in seguito alle complicazioni dell’emergenza sanitaria.
La carriera nel giornalismo
Pino Scaccia, al secolo Giuseppe Scaccianoce, era nato il 17 maggio 1946 a Roma. Ben presto intraprese la carriera nel mondo del giornalismo, divenendo uno dei professionisti più affermati e apprezzati della Rai, dove ha lungamente ricoperto il ruolo di inviato, principalmente occupandosi di Politica ed Esteri.
Per la sezione Servizi Speciali è stato investito della carica di caporedattore, nonché autore di illustri reportage girati in tutto il mondo. Oltre ad aver seguito da posizione privilegiata alcuni dei conflitti che hanno segnato l’epoca attuale.
I servizi più iconici
Tra questi fu uno dei primi cronisti a entrare nell’impianto nucleare di Chernobyl, dopo l’esplosione del 1986. Inoltre, Pino Scaccia fu uno dei primi a mostrare le immagini dell’Area 51 in Nevada e a scoprire i resti in Bolivia di Ernesto “Che” Guevara. Con coraggio ha affrontato pure le indagini di mafia e gli attentati di terrorismo.
Pino Scaccia: l’approdo sul web
Dopo aver dedicato anni al servizio della tv di Stato, Scaccia ha dunque deciso di passare all’attività di blogger. È stato uno dei fondatori del sito Articolo21, una delle più rinomata testate di informazione online, su cui ha commentato i maggiori avvenimenti di attualità. A tributargli parole di commiato anche Vittorio Trapani, il segretario di Usigrai, che su Twitter gli ha riconosciuto di aver dato lustro al Tg1, alla Rai, incarnando i valori del servizio pubblico.